L'approccio non violento alla risoluzione dei conflitti. Sori 25-26/2/1995 (Training di formazione per formatori)
 

Primo giorno
10.30 Conoscenza e aspettative (2h Roberto)
12.30 Pranzo
15.00 Conflitti interpersonali (4h 30 Roberto) [spazio iniziale teorico in sessione]
19.30 Cena
21.00 Conflitti e paura (2h Carlo)
23.00 Nanna

Secondo giorno
9.00 Conflitti sociali (3h Carlo)
12.00 Verifica (1h Carlo)
13.00 Pranzo
15.00 Preparazione di una agenda dato un contesto
16.30 Verifica critica delle agende in plenaria
17.30 Addii

Entro meta' dicembre ognuno scrive una scaletta degli strumenti relativi al tipo di conflitti di cui non deve fare la scaletta da inviare all'altro. Entro la fine di gennaio ognuno prepara l'agenda delle parti che deve fare integrando gli strumenti dell'altro con i propri per le parti specifiche sulla risoluzione dei conflitti. Sulle scalette degli strumenti da spedire scrivere:
- descrizione strumento
- materiali necessari
- tempi richiesti per 20 persone
- obiettivi dello strumento


PREMESSA
Preso atto del tempo limitato e del numero delle persone (tra 15 e 20), che si tratta di formazione di formatori, che il tema in questione è vastissimo e gli strumenti per approcciarlo sono tantissimi, definiamo degli obiettivi di fondo che riteniamo utile (e realistico) raggiungere:

OBIETTIVI PRIMARI

  • "studiare" alcuni strumenti fondamentali (es. Roleplay, e alcuni strumenti nonverbali)
  • sperimentare un percorso base sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti (cioè un percorso che si potrebbe proporre a un gruppo al 1' livello), che dia però molto più tempo alla valutazione degli strumenti e delle tecniche usate, sul quale percorso i partecipanti potrebbero alla fine apportare le loro modifiche e costruire delle agende "personalizzate e di gruppo" (avvio di equipes di formatori)
  • far verificare le proprie competenze (tramite un momento di autoverifica con strumenti appropriati)
  • fornire materiali (es. schede esplicative sugli strumenti usati, etc.)

OBIETTIVI SECONDARI

Un altro obiettivo, secondario in questo caso (cioè una conseguenza possibile del lavoro che faremo), è "l'approfondimento della conoscenza del tema oggetto del T.ing"; qui sottolinerei che per trattare il tema del conflitto in un T.ing è comunque necessario avere una certa conoscenza diretta dell'approccio nonviolento al conflitto, e che tale conoscenza si può sviluppare "solo" con un T.ing costante applicato ai mille conflitti della vita quotidiana.

1. FASE DELLE CONOSCENZE E ASPETTATIVE

1.1. OBIETTIVI

  1. preparazione dell'ambiente di lavoro e del clima relazionale
  2. avviare un con/tatto con e tra i partecipanti
  3. rallentare il ritmo ordinario di relazione (in genere molto accelerato, che favorisce molti contatti ma superficiali: qui invece puntiamo a "entrare in contatto", quindi è necessario "rallentare", predisporsi a "fermarsi" per osservare-comprendere- apprendere".
  4. entrare in contatto con l'ambiente che ci ospita
  5. recupero della memoria e contestualizzazione (quello che facciamo non è staccato dal passato e prepara il futuro)
  6. presentazione della proposta di lavoro (il Percorso)
  7. rilevamento delle aspettative e "assestamento"
  8. eventuale formazione di gruppi di affinità (funzionali alle esigenze logistiche e/o metodologiche)
  9. valutazioni su questa 1a fase

1.2. STRUMENTI (2h)

0:00 Giochi di contatto (0:15)0:20
Un paio di giochi iniziali semplici, più o meno di contatto fisico, abbastanza rapidi, per fissare i nomi, entrare in contatto gradualmente, ridere e distendere: es. "il menù" e "la sedia vuota". TEMPO (sempre calcolato per 20 persone): 15-20'
MATERIALE: una sedia in più

(0:15)0:20 Rientro in sè (0:55)1:20
Seguono due alternative:

I) "passeggiata meditativa": (con istruzioni scandite durante la passeggiata in funzione della situazione reale che c'è nel momento presente) per entrare in contatto con l'ambiente e iniziare a rallentare i ritmi (camminando attenti a ricercare il proprio ritmo naturale di camminare, farsi attrarre da elementi dell'ambiente e delle persone, che "piacciono",...e poi da elementi che "non piacciono"); ritorno in cerchio, seduti in posizione rilassata ma con la schiena eretta (posizione meditativa), a occhi chiusi si ripercorre mentalmente l'esperienza appena fatta (è una specie di meditazione guidata che ha lo scopo di "entrare in contatto con se stessi", di sentirsi, di prendere coscienza delle diversità e dell'influenza che l'ambiente e gli altri esercitano su di noi). Alla fine c'è uno scambio dove ognuno dice quali sono gli elementi piacevoli e spiacevoli ma solo rispetto all'ambiente.
TEMPO: 40'
MATERIALE: nessuno

II) "manifesto storico": a gruppi di 4 persone, con un cartellone per gruppo con scritto al centro "qui e ora", ogni partecipante, in silenzio, partendo da un angolo del cartellone descrive (come vuole) i momenti più importanti della sua vita che hanno determinato il suo essere qui, ora; alla fine c'è uno scambio all'interno dei gruppetti, dove vengono evidenziati o riscritti gli elementi della storia personale che risultano comuni o simili per tutte le persone del gruppo. A questo punto si invita a chiarire e raccogliere all'interno dei gruppetti anche le aspettative di ciascuno; alla fine in plenaria con portavoce viene fatta la presentazione dei manifesti storici (semplicemente gli elementi comuni) e delle aspettative.
TEMPO: circa 1 ora
MATERIALI: pennarelli per ogni partecipante, e cartelloni.

Una mediazione tra le due proposte è la seguente

(0:15)0:20 Passeggiata (0:45)0:50
"passeggiata meditativa": in silenzio con istruzioni scandite durante la passeggiata in funzione della situazione reale che c'è nel momento presente per entrare in contatto con l'ambiente e iniziare a rallentare i ritmi, camminando attenti a ricercare il proprio ritmo naturale di camminare, farsi attrarre da elementi dell'ambiente e delle persone, che "piacciono", e ... da elementi che "non piacciono" che ci riportano alle tappe del percorso che ci ha condotti "qui e ora". È una specie di meditazione guidata che ha lo scopo di "entrare in contatto con se stessi", di sentirsi, di prendere coscienza delle diversità e dell'influenza che l'ambiente e gli altri esercitano su di noi. Alla fine, ritornati alla base, ognuno scrive su un cartello gli elementi della storia personale ritrovati nella passeggiata, divisi in "positivi" e "negativi".
TEMPO: 30'
MATERIALI: pennarelli per ogni partecipante, e cartellone diviso in elementi positivi e negativi.

(0:45)0:50 Aggregazione (1:00)1:05
Tra tutti gli elementi, anche quelli trovati da altri, ognuno sceglie quello che ha maggior significato. Si formano così i primi "gruppi di affinità" con le persone che hanno scelto lo stesso elemento. Nel caso il gruppo sia troppo grande questo si suddivide scegliendo il secondo elemento. I gruppi più piccoli, anche quelli che derivano dalla divisione di gruppi grossi, devono scegliere l'elemento più significativo tra quelli su cui si sono aggregati altri gruppi che sia importante per tutti gli elementi del gruppetto in modo da aggregare i gruppetti secondo questo nuovo elemento.
TEMPO: 15'
MATERIALI: possibilmente dei biglietti su cui il gruppo scrive in grande gli elementi comuni, da tenere visibili nella fase di formazione dei gruppi.

(1:00)1:05 Aspettative (1:15)1:20
Divisi in "gruppi di affinità" le persone presentano le loro aspettative riguardo al training e le scrivono su un cartellone leggibile da lontano. Alla fine devono anche decidere un nome ed un simbolo per il proprio gruppo da mettere sul cartellone.
TEMPO: 15'
MATERIALI: pennarelli per ogni partecipante, e cartellone.

(0:55)1:20 Il percorso (1:15)1:40
Presentazione su cartellone della nostra proposta di percorso e confronto con le aspettative dei gruppi sulla base del seguente schema:

  1. aspettative pertinenti al T.ing, (la cui soddisfazione è responsabilità dei formatori)
  2. possibili (la cui soddisfazione dipende dai partecipanti stessi)
  3. non possibili (cioè noi riteniamo che tali aspettative non possano essere soddisfatte da nessuno)

TEMPO: variabile, dipendente dalla bontà e chiarezza della nostra proposta ma anche dalla buona disposizione e carattere dei partecipanti; realisticamente non credo che ci saranno problemi, ma io credo che sia importante "fare entrare" nel percorso proposto i partecipanti, magari con una discussione all'interno dei gruppetti; direi di prevedere 20'.
MATERIALI: la nostra proposta scritta su cartellone

(1:15)1:40 Valutazioni sulla prima fase (1:30)1:55
A coppie, uno parla e l'altro scrive invertendosi poi i ruoli, fanno una valutazione scritta su cartellone (sintesi scritta bene!) sul percorso della prima fase e sugli strumenti usati; le sintesi si attaccano e noi possiamo attaccare la "nostra scheda tecnica" (cioè più o meno quello scritto sinora; tale scheda tecnica potrebbe essere anche data ad ogni partecipante come "materiale" del T.ing).
TEMPO: 15'
MATERIALI: mezzi cartelloni e pennarelli

2. IL CONFLITTO INTERPERSONALE

2.1. OBIETTIVI

  1. individuare i "nodi" o punti fondamentali su cui impostare un percorso "completo" sul tema del conflitto
  2. sperimentare bene uno strumento di lavoro
  3. fare in modo da collegare questa parte con quella sul conflitto sociale, ovvero costruire un filo metodologico e contenutistico

2.2. STRUMENTI (4h30)

0:00 Il nostro percorso 0:30
Cartellone con quelli che sono secondo noi i punti su cui svolgere un percorso sul conflitto; partendo dai seguenti:

  1. che cosa è per me il conflitto?
  2. qual'è la mia reazione nel e al conflitto?
  3. che cosa è per me soluzione di un conflitto? (ovvero: quando secondo me un conflitto è risolto?)
  4. che cosa è per me "approccio nonviolento" al conflitto? (ovvero: che cos'è per me la nonviolenza?)
  5. quali comportamenti, "competenze", sviluppare per gestire in modo nonviolento, o costruttivo, o positivo, o alternativo, il conflitto?

Questi punti vengono e presentati al gruppo, i quali dovrebbero discuterlo, criticarlo, integrarlo smontarlo e rimontarlo in modo che ognuno possa assimilarlo nella forma che gli si addice. Ciò viene fatto in discussione non regolata. Tutti ricevono all'inizio un biglietto: per alcuni l'istruzione è di cercare di essere il più precisi possibile nella scelta dei punti da inserire in un percorso sul conflitto escludendo definizioni imprecise o fuori luogo, mentre altri, uno per gruppo di affinità, hanno come scopo di osservare i comportamenti che maggiormente portano o alimentano eventuali conflitti cercando e sperimentando delle azioni di soluzione, scrivendo quanto fatto. Alla fine le osservazioni vengono raccolte per essere usate alla verifica.
TEMPO: 30 minuti.

0:30 Passi del percorso 1:00
Accenni agli strumenti che si possono usare (e che noi usiamo) per svolgere i punti (ad es. io il "che cosa è il conflitto" lo tratto con le tecniche del teatro immagine, oppure con strumenti non verbali come il disegno, o le sculture simboliche, ma sempre alla fine cerco di usare strumenti di elaborazione intellettuale, preferibilmente scritta.). Per i punti, soprattutto per quelli integrati, si chiede la collaborazione dei partecipanti nell'identificazione degli strumenti utilizzabili.

1:00 Qual'è la mia reazione nel conflitto 3:00
Si sceglie uno dei punti e ci si concentra su quello, (e qui diventa molto importante il collegamento con quello che proponi tu per il conflitto sociale) trattandolo con lo strumento "posizionamento rispetto al conflitto" (è quello che abbiamo usato con Pat a S. Gimignano, con alcune varianti)

1:00 Raccoglimento 1:10
raccoglimento con stile "meditativo" per recuperare la consapevolezza del conflitto, e costruire un clima adeguato di calma e accettazione (eventualmente si può fare anche qualche gioco o esercizio in proposito)
TEMPO: 10'

1:10 Posizionamento 1:15
Posizionamento rispetto ad uno specifico conflitto, (ovviamente vengono date una serie di istruzioni che pongono attenzione alla consapevolezza del corpo, e delle resistenze che sempre sono presenti in questi esercizi). CHI SCEGLIE IL CONFLITTO?
TEMPO: 5'

1:15 Analisi 2:15
Analisi delle posizioni, (che corrispondono alla reazione nel conflitto); noi scriviamo su cartellone in base al seguente schema:

  1. tipo di situazione conflittuale;
  2. tipo di reazione (che cosa fa/dice);
  3. sentimenti provati;
  4. conseguenze sugli altri e su se stessi. Quest'analisi può essere eventualmente fatta con la tecnica della dinamizzazione usata nel TdO.

TEMPO: 1 ora

2:15 Riflessione 2:45
Lavoro individuale, scritto, di elaborazione e fissazione del "nuovo" che è emerso, in base alle seguenti domande guida: ho visto come reagisco in un determinato conflitto, e come gli altri reagiscono; ma di fronte al conflitto in generale qual'è la mia tendenza a reagire? Quali sono i sentimenti che prevalgono? Che cosa vorrei cambiare del mio modo di reagire? E perchè? E come?
TEMPO: 30'

2:45 Scambio 3:00
A questo punto è molto utile un lavoro di scambio in gruppetti di tre persone, o a coppie. TEMPO: 15'

3:00 Valutazione tecnica 4:00
A questo punto dovremmo avere un'ora abbondante per fare questa valutazione. In un primo momento un lavoro individuale di riflessione, sulla base di una griglia con domande guida (10 minuti), quindi darei ad ognuno la nostra scheda tecnica (come nella valutazione della prima fase) per una lettura individuale, e poi farei un confronto in plenaria.

CONFLITTO E PAURA OBIETTIVI

  1. riflettere sugli aspetti inconsci del conflitto
  2. iniziare un cammino di rafforzamento individuale
  3. imparare ad affrontare e tenere in considerazione gli aspetti inconsci delle cose

STRUMENTI

(2h) 0:00 Rispetto 0:30
In un ambiente con luce tenue, a voce bassa e lentamente viene letto e fatto quanto segue:

"Mettetevi a coppie uno di fronte all'altro cercando di conservare il più possibile il silenzio fino alla fine. Uno dei due chiude gli occhi e li tiene chiusi per tutto il tempo poi porge la mano all'altro. Prendete la mano del vostro compagno. Può essere la mano di una persona più giovane o meno, simile o molto diversa da voi. Guardate prima il dorso. Guardate quanti particolari, quanti pezzi messi insieme, ognuno con la sua funzione. Guardate le unghie, le nocche, i tendini, le vene, le dita più corte e più lunghe. Ogni parte ha una funzione nell'insieme. Osservate ora il palmo, bene, guardate tutte le sue rughe, le tante linee che lo attraversano. Guardate quante cose potete capire dal palmo di una mano. Riuscite a capire se è di uno che pensa o che agisce, di uno che serve o si fa servire? È di una persona attiva o sedentaria, di una persona nervosa o tranquilla? Riuscite a capire se è di una persona che dà o che prende? Forse qualcosa lo potete capire, forse qualcosa intuire. Quante cose però restano nascoste dietro ad una mano. Immaginatevela a pochi mesi. Era una pallina rosa, che afferrava a caso le cose del mondo. Ora è più forte, ora sa quello che cerca, ma forse ha perso l'euforia del contatto di qualcosa di nuovo, o invece ha conservato lo stupore della scoperta ad ogni nuovo contatto. Riesci a vedere questo nel palmo della mano? È poi cresciuta. Ha cominciato a cercare gli oggetti per conoscerli, ha imparato cosa si può e cosa non si può toccare, ha provato l'ebbrezza tenera della carezza. Ha però provato anche lo scontro di uno schiaffo, o la durezza del freddo o il dolore del fuoco. In quali linee lo vedi? Ha cominciato poi ad esprimersi impugnando penne e matite di vari colori. Ha tracciato cerchi e spirali, visi e case. Ha scritto pensieri e desideri, sentimenti e speranze. Ne è rimasto segno? Quante della cose che ha fatto una mano conosciamo, quante possiamo sapere, quante possiamo capire. Accarezza ora il palmo della mano, con un dito. Cerca di sentire tutte le pieghe e le fosse, i particolari, corri fino in cima alle dita. Non è solo carne, senti dentro che c'è vita che pulsa sempre con costanza e con fiducia. Segui le linee fino al polso. Prova a sentire lo scorrere del sangue ritmato dal battito del cuore. Conta i battiti. Eppure in fondo il cuore è cosi' lontano. Ma il suo lavoro arriva fino al palmo della mano per dar vita alle dita. E qui riecheggia il battito costante, sicuro, fedele ogni giorno fino all'ultimo. Sapresti essere altrettanto fedele da non abbandonare mai un tuo compito seppur uguale e costante? E nel tempo che scorrerà questa mano continuerà a vivere. Quante cose ancora potrà fare, quante meraviglie e quanti errori? Riesci a sapere se sbaglierà o se invece farà ciò che è giusto? Riesci a calcolare quanti pesi reggerà o quanto dolore causerà? Guardala bene, cerca i suoi muscoli, prendila, voltala, muovila in tutti i sensi, piega le dita, guarda quanti movimenti può fare in tutte le direzioni, quante scelte diverse possono guidarla. Sceglierà sempre bene o sempre male? Scriverà le cose giuste, si opporrà a quelle ingiuste, tirerà nella direzione giusta? Ma immagina ora il giorno che non riuscirà più a tenere la stretta che tante volte aveva tenuto, la debolezza sarà di tutti i giorni, le tante cose fatte avranno oramai il loro tempo e la mano che le ha fatte non sarebbe forse più in grado di rifarle. Si muoverà con sempre più fatica, avrà forse bisogno di un aiuto, di un'altra mano. E poi un giorno si fermerà, per sempre, immobile e senza più vita, pendendo senza più sostegno. Prova ad immaginare tutto questo. Che senso avrà ciò che questa mano avrà vissuto? Prendi la mano e stringila, è un segno di amicizia. Ma se la mano rimane ferma cosa pensi, se ti stringe forte cosa provi. Quante cose può esprimerti una mano: una carezza, uno schiaffo, una spinta, una stretta. Pensa a questa mano, a tutte quelle che incontrerai, pensa alla loro storia, al loro inizio e alla loro fine, alle loro azioni e alle loro indecisioni. E tra queste pensa alle tue mani, cosi' uguali alle altre seppure uniche. Come puoi dire che le tue sono meglio o peggio, più importanti o meno importanti? Ora fai un ultimo atto di saluto alla mano che tieni e poi lasciala andare, la vita te ne farà incontrare tante altre, altrettanto uniche e altrettanto importanti. Il rispetto che meritano è uguale a quello per questa mano, per le cose giuste ma anche per gli errori che hanno commesso. Aprite pure gli occhi e restate per alcuni secondi in silenzio uno di fronte all'altro. ... . Invertite ora i ruoli, chi aveva gli occhi aperti ora li chiude e resta immobile. Osservate il viso del vostro compagno: gli occhi chiusi, il naso, le orecchie, la bocca. Guardate di quante parti è composto. Guardate quanti segni diversi: alcuni vi dicono se è uomo o donna, altri se è giovane o meno. Guardate le linee che percorrono il viso, alcune più marcate, altre sottili, alcune spigolose altre sinuose. Potreste dire di ognuna di queste linee che è bella o brutta? o invece si può dire che è buona o cattiva? Guardatele bene. Eppure tutte insieme danno un'espressione che può essere buona o cattiva, bella o brutta. E quando cambia l'espressione ogni linea segue un proprio movimento e forma la sua parte di significato. Guardate quante cose potete capire dal viso di una persona. Riuscite a capire se è di una persona allegra o malinconica, di una che è curiosa o di una disinteressata? È di una persona attiva o sedentaria, di una persona nervosa o tranquilla? Riuscite a capire se è di una persona che spiega o che chiede? Non tutto si riesce a capire, forse qualcosa si riesce ad intuire. Quante cose però restano nascoste dietro ad un volto. Immaginatelo da piccino, coi lineamenti che fanno tenerezza, con gli occhi che guardano attorno per vedere tutto ciò che si avvicina con curiosità. Ora gli occhi sono più sicuri, ora sanno dove guardare, sanno cosa osservare con più attenzione. Forse però hanno perso la curiosità di osservare qualcosa di diverso, o invece hanno conservato lo stupore della novità ad ogni nuova immagine e alle nuove forme della realtà. Riesci a vedere questo nel viso di fronte a te? Sono poi apparse le prime rughe. Alcune sono venute dal sorriso per le nuove cose capite, per le carezze ricevute, altre sono dovute al pianto della tristezza per il rimprovero ricevuto o per il dolore di una caduta. In quali linee lo vedi? E sempre nuove espressioni ne hanno create di diverse a solcare le varie parti del viso, per comunicare il disgusto per le ingiustizie viste o subite, per esprimere la sorpresa per le cose mai viste prima, per dire la preoccupazione per il comportamento di qualcuno che si ama. Ne è rimasto segno? Riesci a riconoscerlo? Quante delle cose che ha espresso un viso conosciamo, quante possiamo sapere, quante possiamo capire? Con un dito seguite alcune di queste linee e provate ad immaginare quante diverse posizioni possono assumere, quante diverse sensazione ed espressioni possono comunicare. Seguite tutti i particolari, la fronte, le sopracciglia, gli occhi chiusi. Non sono solo cellule tenute insieme, senti dentro che c'è vita che pulsa sempre con costanza e con fiducia. Sentite il naso, la bocca, il mento: scendete al collo, prendete con le dita la trachea. Provate a sentire lo scorrere del sangue nell'arteria ritmato dal battito del cuore. Eppure in fondo il cuore è lontano. Ma il suo lavoro arriva fino al collo per raggiungere il cervello e qui riecheggia il battito costante, sicuro, fedele ogni giorno fino all'ultimo. Sapresti essere altrettanto fedele da non abbandonare mai un tuo compito sempre uguale a se stesso? E nel tempo che scorrerà, questo viso si trasformerà, questa testa continuerà a cambiare. Il cervello nella testa continuerà a pensare, a sentire, a capire. Quante cose ancora potrà fare, quante meraviglie e quanti errori? Riesci a sapere se sbaglierà o se invece farà ciò che è giusto? Riesci a calcolare quante soluzioni troverà o quanto dolore causerà? Prendi questa testa tra le mani, muovila in tutti i sensi, guarda i suoi muscoli, apri e chiudi la bocca, guarda quanti movimenti può fare in tutte le direzioni, quante scelte diverse possono guidarla. Saprà guardare nella direzione giusta, la bocca dirà le cose giuste? Immagina il giorno che non riuscirà più a reggersi, la debolezza sarà di tutti i giorni, le tante cose dette e pensate avranno oramai il loro tempo e la testa che le ha dette o pensate non sarebbe forse più in grado di rifarlo. Gli occhi che hanno visto tante immagini meravigliose o ributtanti vedranno sempre più sfuocato, avranno bisogno di altri occhi che li sostituiscano, e alla fine faranno fatica a restare aperti. E un giorno le palpebre non si alzeranno più. Resteranno immobili, senza più vita. Riesci ad immaginarti tutto questo? Reggi la testa tra le mani e falle una lunga carezza, è un segno di amicizia. E se senti un fremito cosa provi, se invece senti il viso immobile cosa pensi. Quante cose può esprimerti un viso: un sorriso, il disgusto, l'attenzione, il disinteresse. Pensa a questo volto, a tutti quelli che incontrerai, pensa alla loro storia, al loro inizio e alla loro fine, alle loro azioni e alle loro indecisioni. E pensa al tuo volto in mezzo agli altri a perdersi e confondersi seppure unico. Potresti forse dire che il tuo è meglio o peggio, più importante o meno importante? Ora fai un ultimo atto di saluto alla testa che tieni tra le mani e poi lasciala andare, la vita te ne farà incontrare tante altre, altrettanto uniche e altrettanto importanti. Ora aprite gli occhi e rimanete per alcuni secondi in silenzio uno di fronte all'altro.... Ora, se ne avete voglia, abbracciatevi."
TEMPO: 30'
MATERIALE: il testo da leggere

0:30 Paura 1:30
L'esercizio deve essere fatto di notte all'aperto o in un vasto edificio con molti spazi nel buio assoluto. È necessario poter creare in tale ambiente un percorso circolare che non sia possibile percorrere in entrambe i sensi. All'inizio tutti sono insieme in un posto illuminato. Non viene spiegato nulla se non che ad intervalli di tempo regolari verrà fatta partire una persona consegnandogli un biglietto di spiegazioni. Quanto più si crea un clima di aspettativa e di mistero quanto meglio è. Il biglietto dà le indicazioni per giungere ad un percorso con alcune precise caratteristiche. Lungo il percorso le persone non dovrebbero incontrare altri e le spiegazioni per andare da una tappa all'altra devono essere scritte su cartelli posti con attenzione che sia possibile leggerli senza eccessiva difficoltà anche al buio. Nei biglietti seguenti tra parentesi angolate sono indicate le caratteristiche necessarie per il percorso. Alla partenza del percorso si chiede alle persone di evitare il più possibile di incontrare quelle che devono ancora partire.
Biglietto iniziale: Fino dall'inizio fai tutto in silenzio. Se incontri gli altri non parlare con loro e cerca di non farti sentire da loro.
<Indicazioni per giungere alla tappa successiva. Dal luogo di arrivo già non si deve sentire o vedere la partenza>.
Primo cartello: <Il percorso deve far superare un punto in cui non è possibile tornare indietro e deve giungere in un punto molto silenzioso dove c'è qualcosa che emette un suono non forte, possibilmente dell'acqua.>
Secondo cartello: <Dato che ci vuol tempo per leggere il testo può essere utile avere più copie di questo biglietto in posti vicini ma separati in modo che più persone non interferiscano.>
Sei nel silenzio. Sei giunto qui alla ricerca di <ciò che emette il rumore>, forse il rumore ti ha attratto. A pensarci non è niente <il rumore> , ma a volte può essere importante anche un particolare insignificante. Girare in un posto sconosciuto al buio può averti fatto paura o invece ti sei sentito protetto dal buio. L'essere da solo può averti rassicurato o invece ti ha lasciato smarrito. Ci vuole equilibrio. Essere costantemente presenti a se stessi, sia da solo che in compagnia, non perdere mai le proprie coordinate sia che si conosca ciò che si ha intorno, sia che tutto ci sia sconosciuto. E ciò che per alcuni è paura, può invece diventare una sicurezza, se ne sappiamo valorizzare i lati positivi e controllare quelli negativi. Ora, sempre in silenzio, <Indicazioni per giungere alla prossima tappa>. Camminando rifletti sulla tua paura. Se in qualche punto hai paura, fermati immobile, fisso, e ascolta, osserva ciò che è intorno a te. Non ti muovere fino a che non sentirai calare l'ansia. È dal capire e dal conoscere che si supera la paura. Fai questo esercizio anche più volte. Impara dagli animali, quando hai paura fermati immobile e osserva.
Terzo cartello: <Le indicazioni per la prossima tappa devono essere sufficientemente complesse per un percorso non semplice e abbastanza lungo>. Se ti perdi, torna a questo biglietto e rileggilo.
Quarto cartello: <Altro punto di non ritorno>
Quinto cartello: Torna <al punto di partenza o altro luogo ben noto a tutti>.
Forse ora sei perso. È importante, in ogni momento, anche sotto tensione, essere sempre coscienti del luogo dove si è, sia da un punto di vista geografico che culturale, non perdere mai il proprio orientamento. Ora cerca di riflettere sul percorso che hai fatto, devi trovare una strada diversa per tornare indietro. È importante essere coscienti che non sempre è possibile tornare per la via percorsa. Bisogna riflettere molto bene prima di fare scelte che non sono reversibili: bisogna essere sufficientemente sicuri di ciò che si sta facendo per non rimpiangere in seguito le decisioni prese. D'altra parte alcune cose sono irreversibili e bisogna trovare delle strade alternative per procedere, non si può restare a piangersi addosso su ciò che potrebbe essere e non è. In tutto questo però è fondamentale non perdere l'orientamento. Le mete possono essere raggiunte per tante strade diverse e a volte bisogna rendersi conto che la strada che si sta seguendo deve essere cambiata. Non bisogna scoraggiarsi, ma, dopo aver fatto il punto della situazione, procedere per il nuovo percorso. Ci si raduna in silenzio in un altro luogo non molto illuminato ma sufficientemente comodo, magari con qualche cosa buona da mangiare o da bere. Se le persone non sono molte si aspettano tutte chiedendo di riflettere sull'esercizio. In ogni caso dopo circa 20'di attesa dall'arrivo del primo si chiede a ognuno di comunicare agli altri cosa ha provato, cosa ha pensato.
TEMPO: 1 ora
MATERIALE: i biglietti del percorso. La bevanda o il mangiare per la fine.

1:30 L'abbraccio 1:45
A coppie scelte tra persone che meglio si conoscono ci si abbraccia stretti in silenzio ed eventualmente ad occhi chiusi restando alcuni minuti in tale posizione. Dopo un primo momento di imbarazzo le persone cominceranno a comunicare solo al contatto. Se di fondo c'è una musica strumentale è meglio.
TEMPO: 15'
MATERIALE: la musica di fondo (registratore e cassetta o strumenti o ... )

1:45 La favola della buona notte 2:00
Continuando a sentire la musica di fondo, viene letta la favola "La strada che non andava in nessun posto", "il topo che mangiava i gatti" e "Il sole e la nuvola"di G. Rodari in "favole al telefono" pag. 54, 76 e 66.
TEMPO: 15'
MATERIALE: la musica di fondo (registratore e cassetta o strumenti o ... )

3. IL CONFLITTO SOCIALE

3.1. OBIETTIVI

  1. vedere il conflitto come questione indipendente dal livello in cui si affronta. Proporre l'estensione anche al livello intersocietario.
  2. affrontare la figura dell'altro in conflitto
  3. presentare e sperimentare tecniche di chiarificazione rinforzo di sè
  4. sperimentare la mediazione come terzi
  5. presentare la strategia nonviolenta classica (momenti e metodi)
  6. la comunicazione come causa e soluzione del conflitto

STRUMENTI (3h)

0:00 Colazione dei preconcetti 0:30
Alla mattina, all'uscita dal bagno o all'arrivo a colazione, a ogni persona viene messa sulla fronte una striscia con su scritto un personaggio o un ruolo dicendogli che non deve leggerlo per tutto il tempo che lo tiene. Per tutto il tempo della colazione le persone devono rivolgersi a lui come se fosse il personaggio che ha indicato in fronte. È importante che le persone non leggano il proprio personaggio e che gli altri non glielo dicano esplicitamente.
TEMPO: il tempo della colazione
MATERIALE: i cartellini da mettere in fronte con i personaggi o i ruoli scritti.

0:00 Hassle line 0:15
Ci si mette di fronte su due linee. Si inizia con le persone che devono rappresentare uno tra due ruoli contrapposti. Si dà un contesto. 1 minuto per immedesimarsi. Per 5' bisogna cercare di "convincere" coi modi propri del proprio ruolo la persona di fronte. Dopo si invertono i ruoli e si fa la stessa cosa per 5'.
Il contesto: è stato appena commesso uno scippo, pare ad opera di marocchini o di zingari". Le due posizioni possono essere: "muratore che non ne può più dei marocchini e degli zingari", "studente di università impegnato in gruppo mondialista".
TEMPO: 15'

0:15 Il limone è giallo 0:30
Per evidenziare i problemi legati alla comunicazione e alle varie forme di comunicazione, ci si mette in cerchio e a turno bisogna dire la frase "il limone è giallo" manifestando lo stato d'animo indicato da quello che precede. Si può fare più di un giro.
TEMPO: 15'

0:30 la soluzione invisibile 1:00
A terne. Le persone hanno una memoria in cui viene presentato il loro compito. Bisogna iniziare una trattativa cercando di raggiungere il proprio scopo. Lo scenario è tale per cui sembra che solo uno possa raggiungere il proprio scopo, ma una buona comunicazione può portare ad una soluzione buona per entrambe. La simulazione dura 20', compresa l'immedesimazione, dopo di che in coppia si fa una valutazione rispetto al risultato ottenuto. Dopo alcuni minuti di valutazione viene fatto notare a tutti che c'era una soluzione valida per entrambe e la valutazione continua.
Le tre memorie sono:
"Sei un importatore di frutta esotica e ti è appena arrivata, dopo il solito mese di attesa, una cassa da 10 Kg. di lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa. Ci sono due persone che vogliono i lee cee. Il prezzo di vendita è di 25.000 lire al chilo" e tu devi cercare di guadagnare il più possibile.

"Sei il proprietario di un ristorante cinese a cui si è rivolto un facoltoso cliente che vuole dare un grande rinfresco dopo 5 giorni. Vuole essere sicuro che durante il rinfresco ci sia un piatto tipico che viene preparato con la polpa dei lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa che in Italia costa circa 25.000 lire al chilo. Per il numero di invitati che ti ha chiesto ne servono almeno 8 Kg. ma per essere sicuri è meglio averne 10. Sei venuto a comprarli sapendo che in 5 giorni solo l'importatore da cui sei può procurarteli. Devi riuscire a preparare il rinfresco perché il tuo cliente ti paga anche un milione in più ma vuole mettere per iscritto che ti paga solo se riesci a dare quel piatto a tutti gli invitati."

"Sei un restauratore e si è rivolto a te un antiquario molto esperto che deve far restaurare un antico e raro strumento musicale cinese di grosse dimensioni che usa delle scorze di lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa che in Italia costa circa 25.000 lire al chilo, per emettere suoni molto acuti e inconfondibili. Per restaurare lo strumento sono necessarie tantissime scorze che sono difficilmente reperibili in Italia. Te ne servono circa l'equivalente di 7 Kg di lee cee, ma dato che è un restauro per te nuovo sarebbe meglio averne almeno 10 Kg. Sei venuto a comprarli sapendo che in un mese solo l'importatore da cui sei può procurarteli. Devi riuscire a restaurare lo strumento perchè l'antiquario ti paga anche un milione in più ma devi restaurare lo strumento entro 15 giorni perchè c'è un cliente disposto all'acquisto ma solo a tempi ristretti, altrimenti non farà fare il restauro perchè rischierebbe di spendere dei soldi che non potrà recuperare con altri clienti."

La situazione può essere risolta equamente comprando a costo di mercato i 10 kg. di lee cee e dividerli in polpa e scorza tra i due clienti.

1:00 Role Play 1:30
A ognuno viene dato un ruolo ed un contesto dando 10' per la preparazione di scena e l'immedesimazione. Viene fatta una prima simulazione di prova che consenta una migliore immedesimazione ma nella quale non avviene niente di molto significativo, massimo 10'. Viene poi rifatta la simulazione con gli stessi personaggi ma in cui alcuni hanno un ulteriore compito che fa avvenire un fatto specifico. Il contesto è una piccola piazza nel centro storico di una grande città con molti negozi e un venditore abusivo di spillette fatte a mano. Il fatto specifico è uno scippo.

I ruoli: un venditore abusivo di spillette fatte a mano, una vecchietta con una borsa con dentro la pensione appena riscossa in posta, due coppie benestanti di amici, due muratori amici, due marocchini che vendono asciugamani e magliette, un prete, tre studenti universitari amici di cui uno impegnato in un gruppo mondialista, due commercianti di negozi a poca distanza uno dei quali ha intenzione di chiamare i vigili per allontanare il venditore, due ragazzi di pelle scura e con i vestiti malandati che alla seconda simulazione provano a scippare la vecchietta con la pensione, due vigili urbani che intervengono solo quando vengono chiamati, uno zingaro che chiede l'elemosina e che scappa appena viene fatto lo scippo perchè ha paura.
I due vigili devono rifarsi la propria immedesimazione dopo la prima fase modificando sostanzialmente il proprio atteggiamento. Dopo la seconda simulazione che dura 15' ci sono 5' di riflessione individuale sul proprio comportamento sia come attore che come personaggio.
TEMPO: 30'
MATERIALE: un po' di costumi e il banchetto delle spilline, un clergiman, una divisa per i vigili. Un po' di materiale per i diversi personaggi (cazzuole per i muratori).

1:30 Teatro Forum 2:00
Si riprende la scena precedente da un punto che si ritiene significativo con il Jolly che propone alle persone di interscambiare i vari ruoli. Alcuni personaggi che non sono rientrati particolarmente nella scena possono essere evitati focalizzandosi soprattutto su quattro o cinque personaggi che maggiormante hanno animato la scena. Gli altri intervengono sostituendo i personaggi a richiesta del jolly o quando pensano di avere da provare una parte della scena. TEMPO: 30'
MATERIALE: un fischietto per il jolly (se serve)

2:00 L'equivalenza 2:30
Viene presentata in sessione la teoria di Pat Patfoort sull'equivalenza e i fondamenti.
TEMPO: 30'
MATERIALE: cartelloni (magari già scritti con sli schemi) e pennarelli.

2:30 La mediazione (cocouselling) 3:00

2:30 La teoria 2:45
Viene prima presentata la figura del mediatore nel conflitto sia intrapersonale che interpersonale che sociale e della sua importanza ed efficacia se c'è sufficiente fiducia in lui. Vengono poi presentati i concetti principali del cocouselling.
TEMPO: 15'

2:45 l'esercizio 3:00
Ci si divide in coppie cercando di essere con una persona di cui si ha fiducia nel gruppo. I primi 5' ognuno pensa ad un conflitto intrapersonale, interpersonale o sociale in cui è stato coinvolto ultimamente in maniera abbastanza profonda. A turno si cerca per 5' di fare cocouselling all'altro sull'argomento.

VERIFICA

OBIETTIVI

  1. verificare i diversi aspetti di interesse come persona e come formatore oltre ad una verfica dell'efficacia del lavoro fatto.
  2. sperimentare degli strumenti di verifica anche vicendevole che permettano di affrontare anche i conflitti

STRUMENTI (1h)

  1. quanto mi è stato utile il T.ing
  2. quanto sono efficaci gli strumenti sperimentati
  3. quanto sarei in grado di usare gli strumenti imparati

ESERCITAZIONE

OBIETTIVI

  1. sperimentare il lavoro di equipe tenendo in considerazione la possibilità di formare delle equipes di formatori.
  2. provare ad utilizzare gli strumenti proposti nella preparazione di una agenda di primo livello.

STRUMENTI (1h30+1h)
Per gruppi di affinità viene fornita una memoria storica di un gruppo a cui fare un training sulla risoluzione dei conflitti. Il gruppo deve preparare l'agenda. Alla fine viene fatta una valutazione in plenaria sulle agende prodotte.
TEMPO: 2h e 30'
MATERIALE: le memorie storiche e il contesto

AGENDA

RISULTATI BS SU SOLUZ NV DEL CONFLITTO
Situazione di non comunicazione
Comunicazione non verbale
PNL (Programmazione Neurolinguistica)
Pat Patfoort
Esercizi sulla ricerca dei fondamenti
Metodo Gordon
Sicurezza in se stessi,chiarezza su ciò che si vuole, necessità di umiltà come capacità di fare verità in se stessi.
Esercizi di identificazione (Matching).
Esempi di conflitti interpersonali risolti e non risolti e perché.
Hassle Line.
Valorizzazione dell'altro.

STRUMENTI SUGGERITI
Finestra Johari
Sessione teorica su Patfoort o Gordon max 30'

DA FARE Decidere chi prepara i contesti per domenica pomeriggio.

LISTA ESERCIZI PROPOSTI PER SABATO POMERIGGIO
Schemi di Pat Patfoort 30' (bibliografia)
Role Play
Teatro forum (introspezione dei personaggi)
Hassle line
Sparviero risolvibile.
Il limone e' giallo
Mediazione cocounselling
Etichette (cena dei preconcetti)

OSSERVAZIONI DA DECIDERE
Chi sceglie il conflitto su cui fare il posizionamento Ho la sensazione che il sabato pomeriggio sia eccessivamente statico e verbale

L'approccio non violento alla risoluzione dei conflitti. Sori 25-26/2/1995 (Training di formazione per formatori)

PREMESSA

  1. Siamo qui perché la RFN ha promosso degli incontri di autoformazione (aperti anche all'esterno della RFN) per chi desidera passare all'azione come formatore (quindi ci attendiamo comunque persone che abbiano un po' di esperienza); inoltre teniamo presente le indicazioni dell'assemblea RFN 1994 che puntano alla costituzione di equipes stabili di formatori che, almeno per quest'anno, intendono lavorare soprattutto sul tema del conflitto,
  2. il tempo a disposizione è limitato, il tema in questione è vastissimo e gli strumenti per approcciarlo sono tantissimi;
  3. per condurre T.ing sul tema in oggetto è necessario sviluppare una certa conoscenza "diretta" dell'approccio nonviolento al conflitto, e tale conoscenza richiede un T.ing costante applicato ai mille conflitti della vita quotidiana;
  4. Gli Obiettivi di fondo che ci siamo dati per questo T.ing, sono:
    1. sperimentare un percorso base sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, che dia però molto più tempo alla valutazione degli strumenti e delle tecniche usate piuttosto che alla valutazione dell'esperienza in sé;
    2. far verificare le proprie competenze come formatore
    3. fornire materiali (le agende dettagliate per ogni fase di lavoro, con strumenti, tempi, obiettivi specifici, note tecniche e bibliografia di riferimento);
    4. far costruire ai partecipanti delle agende sul tema del conflitto partendo da contesti predefiniti e reali (strumenti e conoscenza personale per l'avvio di equipes stabili di formatori) In base a ciò abbiamo definito il seguente Percorso di massima

PERCORSO DI MASSIMA

Primo giorno
ORE 10.30: CONOSCENZA E ASPETTATIVE
giochi di conoscenza e ambientamento
presentazione del percorso del Training e delle aspettative
valutazione tecnica della prima fase
ORE 12.30: PRANZO
ORE 15.00: IL CONFLITTO A LIVELLO INTERPERSONALE
Verranno prima presentati brevemente alcuni punti chiave per l'impostazione di Agende sul tema del conflitto (verrà data una Scheda Tecnica), quindi verrà affrontato uno di questi punti, e alla fine ci sarà la valutazione tecnica.
19.30: CENA
21.00: CONFLITTO E PAURA (fino alle 23.00)
Verrà proposto un percorso sulla paura.

Secondo giorno
ORE 9.00: IL CONFLITTO A LIVELLO SOCIALE
Verranno proposti diversi strumenti essenzialmente basati sulla simulazione, ed anche un momento teorico sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti; alla fine le valutazioni tecniche.
ORE 13.00: PRANZO
ORE 15.00: PREPARAZIONE DI AGENDE SUL TEMA DEL CONFLITTO, A PARTIRE DA CONTESTI PREDEFINITI
Qui faremo una verifica sulla "formazione" di equipes stabili e alla fine le valutazioni generali con decisioni in merito ad un eventuale altro Training di formazione per formatori su questo tema. ORE 17.30 circa: TERMINE

1. FASE DELLE CONOSCENZE E ASPETTATIVE

1.1. OBIETTIVI

  1. preparazione dell'ambiente di lavoro e del clima relazionale
  2. avviare un con/tatto con e tra i partecipanti
  3. rallentare il ritmo ordinario di relazione (in genere molto accelerato, che favorisce molti contatti ma superficiali: qui invece puntiamo a "entrare in contatto", quindi è necessario "rallentare", predisporsi a "fermarsi" per osservare-comprendere- apprendere".
  4. entrare in contatto con l'ambiente che ci ospita
  5. recupero della memoria e contestualizzazione (quello che facciamo non è staccato dal passato e prepara il futuro)
  6. presentazione della proposta di lavoro (il Percorso)
  7. rilevamento delle aspettative e "assestamento"
  8. eventuale formazione di gruppi di affinità (funzionali alle esigenze logistiche e/o metodologiche)

1.2. STRUMENTI, TEMPI, MATERIALI E NOTE

0:00 Agenda 0:00
Si attacca l'agenda della mattina senza presentarla.

CONOSCENZA E ASPETTATIVE
giochi di conoscenza e ambientamento -presentazione del percorso del Training e delle aspettative
valutazione tecnica della prima fase
TEMPO: 0'
MATERIALE: cartello con l'agenda.

0:00 Il Menù 0:20
Siamo un gruppo che ha deciso di organizzare una bella scampagnata, e per quanto riguarda il menù ognuno si è impegnato a portare qualcosa; non una cosa qualsiasi, ma qualcosa che abbia un significato personale, che dica cioè qualcosa di sé stessi. Così una persona inizia dicendo il suo nome, da quale città viene, che cosa porta alla scampagnata e perché. Quando ha finito domanda a un'altra persona del gruppo che non conosce "e tu che cosa porti?". La persona interpellata allora prima ringrazierà colui che l'ha chiamata, ripetendo le cose che ha detto, e poi procederà come sopra. (15-20')
TEMPO: 20'
MATERIALE: nessuno

0:20 Contatto Visivo 0:45

0:20 Contatto all'ambiente 0:30
Ora ci alziamo e cominciamo a passeggiare in questa stanza, con lo spirito tranquillo e libero: ci prendiamo un po' di tempo per guardare attentamente l'ambiente in cui siamo. Osservate i particolari degli oggetti e dei luoghi.
TEMPO: 10'
MATERIALE: nessuno

0:30 Contatto "umano" 0:35
A questo punto continuate a osservare ma rivolgete la vostra attenzione alle persone. Ognuno può. guardare chi vuole, quanto vuole, come vuole. L'idea è che in fondo c'è sempre un certo desiderio di guardare gli altri per conoscerli, però le regole sociali stabiliscono che non è una cosa bella guardare a lungo un'altra persona e così guardiamo per così dire di "nascosto", anche se in questo spesso non c'è nessuna malizia ma solo il desiderio di "conoscere". Bene: allora adesso decidiamo che per circa 10' possiamo guardarci e, soprattutto, lasciare che gli altri ci guardino. Consigli: è molto importante rimanere in silenzio, mentre se ci saranno contatti con gli sguardi questo va benissimo e può essere prolungato quanto si vuole. Anche qui forse vi daremo altri suggerimenti durante l'esercizio. T
EMPO: 5'
MATERIALE: nessuno

0:35 Scambi di vedute 0:45
Alla fine si fa un breve scambio sull'esperienza.
TEMPO: 10'
MATERIALE: nessuno

0:45 Gruppi e aspettative 1:15
Formazione di gruppetti e lavoro sulle aspettative: per il lavoro che andremo a fare ora è utile dividersi in gruppetti di 3-4 persone: cercate di farlo in base all'affinità che sentite di avere, oppure al desiderio di conoscervi meglio. Ora avete 30' per conoscervi meglio e per scrivere su cartellone le vostre aspettative da questo T.ing. Vi consigliamo di fare un giro dove ognuno ha massimo 5' a disposizione per raccontare come ha vissuto l'esercizio del "contatto visivo" e quindi a partire da questa esperienza dire qualcosa di sé; durante il suo racconto gli altri possono fare anche delle domande, ma fate attenzione ad autoregolarvi con i tempi. Alla fine dovrebbero rimanervi almeno 10' per dare un nome al vostro gruppetto e un volendo un simbolo e per scrivere le vostre aspettative: fatelo in maniera leggibile.
TEMPO: 30'
MATERIALE: cartelloni e pennarelli

1:15 Il percorso 1:35
In discussione plenaria, presentazione su cartellone della nostra proposta di percorso e confronto con le aspettative dei gruppi sulla base del seguente schema:

  1. aspettative pertinenti al T.ing, (la cui soddisfazione è responsabilità dei formatori);
  2. possibili (la cui soddisfazione dipende dai partecipanti stessi);
  3. non possibili (cioè noi riteniamo che tali aspettative non possano essere soddisfatte da nessuno). I testi dei cartelloni sono il capitolo "Premessa" e "Percorso di Massima" di questo documento.
    TEMPO: 20'.
    MATERIALI: la nostra proposta scritta su cartellone

1:35 Valutazioni sulla prima fase 2:05
Si consegna la Scheda Tecnica N. 1 per una lettura individuale:

SCHEDA TECNICA N.1 - FASE DELLA CONOSCENZA E DELLE ASPETTATIVE
Il presente documento (Agenda di primo giorno mattina)

1:35 Lettura individuale 1:40
Dopo la lettura della Scheda e commento individuale
TEMPO: 5'
MATERIALI: le schede
Attacchiamo due cartelloni bianchi con i seguenti titoli:

  1. in questa prima fase secondo te quali obiettivi sono stati raggiunti e quali sono rimasti insoddisfatti? Che cosa vorresti aggiungere o togliere?
  2. Altro (Osservazioni, riflessioni, suggerimenti...) Le persone sono invitate a rispondere per iscritto (magari prima in brutta e poi direttamente sui cartelloni, oppure attaccare i loro fogli scritti), lavorando come preferiscono, cioè da soli, o in coppia.
    TEMPO: 5'
    MATERIALI: cartelloni e pennarelli

1:45 Lettura individuale 2:05
Alla fine faremo una discussione in plenaria.
TEMPO: 20'
MATERIALI: cartelloni e pennarelli

2. IL CONFLITTO INTERPERSONALE

2.1. OBIETTIVI
-presentare una riflessione breve su alcuni punti chiave di un percorso sul conflitto (possibilmente scritta in forma di scheda- strumento da riprendere nella fase finale del Training) -affrontare un'aspetto essenziale del conflitto
-recuperare e approfondire la consapevolezza della reazione personale nel conflitto, (e se possibile anche delle conseguenze su sé stessi e sugli altri di tale reazione);
-costruzione di un clima di accettazione delle diversità, di ascolto profondo e di fiducia;
-dare concretezza e valore al lavoro individuale (e quindi di gruppo) facendo in modo che ogni partecipante possa far riferimento alla propria esperienza e confrontarsi basandosi su di essa -attivare risorse profonde (soprattutto la creatività) e stimolare la riflessione e l'apprendimento attraverso canali non abituali (l'uso del corpo, della simbologia, e in generale di mezzi non verbali).

2.2. STRUMENTI, TEMPI, MATERIALI E NOTE

0:00 Ottopodi 0:15
0:00 L'animale 0:10
- Gioco digestivo e di sciolgimento: in gruppetti di 5-6 persone sarete invitati a costruire un'animale fantastico, e quindi a comportarvi come immaginate che quell'animale si comporti. L'unica cosa che non potete fare è parlare, ma ovviamente potete comunicare coi gesti. Allora tra poco sarete un Ottopode: voi sapete che questo animale ha parecchie lunghe braccia, occhi enormi e una bocca gigantesca; inoltre si muove in continuazione nei fondali marini che sono il suo regno, ed emette spesso dei suoni perché è intelligente ed ha un linguaggio molto articolato. Attenzione: nel fare l'ottopode ogni persona dovrà stabilire un contatto con almeno altre due del proprio gruppo. Bene, se è tutto chiaro cominciate a costruire l'animale e a metterlo in movimento al più presto: non parlate! Consigli: suggerire di lasciar andare il corpo, di interagire in base a quello che si sente e si vede. Poi in relazione a ciò che i partecipanti fanno si possono suggerire situazioni particolari, per es.: ora l'ottopode sente che c'è qualcuno che vuole invadere il suo territorio..., ora si sente felice... ora ha voglia di stare in compagnia... ora ha paura, etc.
TEMPO totale: 15'
MATERIALE: nessuno

0:10 Scambio 0:15
Alla fine è importante fare un breve scambio, libero o stimolato da queste domande: Come mi sono sentito? Quanto e quando mi sono sentito più creativo?... e bloccato? Che cosa mi è piaciuto?
TEMPO totale: 15'
MATERIALE: nessuno 0:15

Agenda 0:20 - Presentazione dell'agenda pomeridiana

IL CONFLITTO A LIVELLO INTERPERSONALE
-gioco digestivo e di scioglimento corporeo
-presentazione di alcuni punti chiave per l'impostazione di un Percorso sul tema del conflitto -sviluppo di uno dei punti del suddetto percorso: "come reagisco nei conflitti": +esercizi di scioglimento fisico +svolgimento con tecniche basate sul "teatro immagine" +brevi valutazioni sull'esperienza fatta
-pausa
-valutazione tecnica
TEMPO totale:
5' MATERIALE: il cartello con l'agenda

0:20 Punti chiave per l'impostazione di un Percorso sul Conflitto 0:35
Presentazione dei "Punti chiave per l'impostazione di un Percorso sul Conflitto" , cui seguirà SE NECESSARIO una breve discussione di chiarimento (vedi scheda tecnica allegata)
TEMPO totale: 15'
MATERIALE: le schede

0:35 Reazione nel conflitto 0:40
Introduzione al tema "QUAL'E' LA MIA REAZIONE NEL CONFLITTO A LIVELLO INTERPERSONALE": recuperare ed esplicitare alcuni degli obiettivi di questa fase, e dare alcune spiegazioni sulla tecnica che verrà usata (Teatro Immagine).
TEMPO totale: 5'
MATERIALE: nessuno

0:40 Le ore 1:00
0:40 L'esercizio 0:50 - Esercizio di scioglimento: il gruppo è invitato a camminare tranquillamente per la sala, fin quando non riceverà dei comandi dal Trainer. I comandi saranno di tre tipi:
1) "Orario", (es. ore 11.00 del mattino), e allora tutti si fermeranno e cercheranno di ricordare che cosa fanno generalmente a quell'ora;
2) "Immagine", e allora tutti cercheranno di assumere una posizione a mo' di statua che rappresenti quello che fanno in quell'orario;
3) "Azione", e tutti cominceranno a fare quello che appunto generalmente fanno a quell'ora. Ognuno avrà il suo mondo, e non deve entrare in relazione con gli altri partecipanti. Quando ci sarà un ulteriore comando, lo "stop", ognuno tornerà a camminare tranquillamente nella sala, e quindi si ripeterà l'esercizio con diversi orari.
TEMPO: circa 10'
MATERIALE: nessuno

0:50 La scambio 1:00 - Alla fine si fa uno scambio, stimolato dalle solite domande (vedi sopra), più alcune domande ad hoc: ci sono stati momenti in cui stavate rappresentando delle situazioni conflittuali? Nel fare l'esercizio avete avuto difficoltà? Quando? Potete dire se si trattava di un conflitto interiore? Come avete reagito? Questa reazione che cosa dice di voi (qualcosa di nuovo, o delle conferme)?
TEMPO: circa 10'
MATERIALE: nessuno

1:00 io e il conflitto 2:05
1:00 Raccoglimento 1:05
Seduti, cercando una posizione energetica ma rilassata, con la schena eretta ma non rigidi, con gli occhi chiusi cominciamo a fare attenzione alle sensazioni del nostro corpo, così come ci vengono, senza andarle a cercare... quindi portiamo l'attenzione al respiro, così come è, e se lo sentiamo contratto possiamo provare a rilassarlo facendo dei respiri profondi etc, etc.... Si domanda se ci sono problemi.. Consigli utili sul lavoro col corpo: nell'utilizzare il nostro corpo noi generalmente prima pensiamo a cosa fare col corpo, e poi cerchiamo di farlo,... ma è possibile fare anche il contrario, cioè lasciare che sia il corpo a prendere delle forme, e poi da queste forme ci arriveranno dei messaggi a cui stiamo attenti. Si può realizzare così un'interazione più attiva col nostro corpo fino, col quale possiamo dialogare fino a trovare una posizione che sentiamo "soddisfacente". Seguono altri consigli sulle difficoltà e resistenze che naturalmente si possono manifestare.
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:05 Recupero della consapevolezza del conflitto 1:10
Recupero della consapevolezza del conflitto: ora cominciamo a passare in rassegna mentalmente alcuni ambiti della nostra vita quotidiana, cercando di rivedere le situazioni di conflitto, piccole o grandi che siano... iniziamo con la famiglia (quella di origine e poi, se c'è, quella propria, oppure la relazione col partner)... poi vediamo il lavoro, o lo studio... poi vediamo le relazioni amicali, e i luoghi in cui esse avvengono (gruppo, comitiva, etc).
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:10 Scelta del conflitto 1:12
Ora, tra le varie situazioni conflittuali che abbiamo visto, scegliamone una che rappresenti il nostro modo abituale di reagire nei conflitti, e anche se ovviamente ognuno di noi ha diversi modi di reagire, in genere possiamo vedere che abbiamo una certa tendenza... scegliamo quindi il conflitto che rappresenti questa nostra tendenza... (qui, come anche all'inizio, è bene dire qualcosa rispetto alle resistenze che si possono manifestare allo scopo di farle accettare e comunque farle rientrare nel lavoro che stiamo facendo)... Quando lo abbiamo scelto (verificare che tutti l'abbiano scelto!) iniziamo a rivedere attentamente le scene: che cosa facciamo noi, che cosa fa l'altra persona e quali reazioni si susseguono
TEMPO: circa 2'
MATERIALE: nessuno

1:12 Movimento e immedesimazione 1:15
Movimento e immedesimazione: ora, mantenendosi calmi, e rimanendo centrati su noi stessi, apriamo gli occhi, ci alziamo lentamente e iniziamo a camminare nella stanza, possibilmente tenendo gli occhi abbassati, e rimaniamo concentrati sulla situazione conflittuale che abbiamo scelto,.. ora cerchiamo di assumere fisicamente alcuni aspetti caratteristici (come la respirazione, o la tensione in certi punti del corpo) e se possibile cerchiamo anche di rievocare i sentimenti coinvolti nel conflitto.
TEMPO: circa 3'
MATERIALE: nessuno

1:15 Posizionamento e Statua 1:20
Ora fate conto che la persona al centro della stanza rappresenti simbolicamente la vostra situazione conflittuale: quindi non semplicemente la persona con cui siete in conflitto, ma la vostra situazione conflittuale nel suo insieme... allora, "continuando a camminare con calma, cercate di trovare una posizione nello spazio di questa stanza e incominciare a costruire l'immagine della vostra reazione a questo conflitto che avete scelto" (ripetere lentamente le istruzioni virgolettate)... Si tratta di far parlare il vostro corpo e di lasciare che esso si esprima con la massima libertà, arrivando a plasmare una vera e propria statua: la statua della vostra reazione a quel conflitto... (Alcune domande che possono facilitare la costruzione delle statue: vedete, il vostro conflitto è lì: voi dove siete? che cosa cercate di fare? che cosa volete? che cosa desiderate?) Quando avete trovato la vostra posizione rimanete immobili, nella vostra statua, a occhi chiusi e respirando con calma, profondamente... ovviamente niente vieta di cambiare e spostarsi fintanto che non siete soddisfatti della vostra rappresentazione.
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:20 Famiglie di immagini 1:25
Alla fine, quando tutti sono fermi, si fanno chiudere gli occhi e si invita, per qualche istante, alla consapevolezza del momento (sensazioni fisiche, pensieri, emozioni). Poi si invitano le persone ad osservare le altre statue, e poi ad andare verso le statue per le quali sentono affinità, cercando di mantenere per quanto possibile di non scomporsi troppo dalla propria statua: si formeranno così alcuni gruppetti (presumibilmente da 3 a 5).
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:25 Rilassamento 1:30
A questo punto ci si distende e si spiega come e perché si proseguirà il lavoro (eventualmente si possono raccogliere delle impressioni).
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:30 Dinamizzazione I 1:35
Un primo gruppetto di persone si pone da un lato della stanza mentre gli altri fanno da spettatori in semicerchio, e si spiega brevemente che cosa faremo e perché. Alle persone del gruppetto si chiede di rifare la statua tutti insieme, quindi si chiede agli spettatori di dire le loro impressioni su quello che vedono: "quali reazioni esprimono queste statue? Quali sentimenti? Quali comportamenti? Deve essere molto rapido, poco pensato, dei semplici flash che esprimano le prime sensazioni, e questi flash vengono scritti su cartellone da noi, avendo cura di separare le reazioni emotive da quelle comportamentali.
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: cartellone

1:35 Dinamizzazione II 1:40
Ora si chiede ad ogni persona del gruppetto di fare un movimento (cioè: se questa statua si potesse muovere, che cosa farebbe?); ogni persona a turno farà il suo movimento, e per meglio osservarlo si chiederà di mantenere questo movivento in maniera ritmica; quindi si invitano le persone del gruppetto a fare tutte insieme il movimento ritmico, per un po'; ora si interrogano nuovamente gli spettatori, come nella fase precedente I.
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:40 Dinamizzazione III 1:45
Ora si chiede di associare al movimento una frase (cioè: se questa statua potesse dire qualcosa, che cosa direbbe?); quindi si procede con le stesse modalità della fase II. Alla fine, dopo che gli spettatori hanno comunicato i loro ultimi flash, si domanda alle persone del gruppetto che cosa volevano rappresentare con la loro statua (e questo si riporta sullo stesso cartellone, evidenziando se ci sono corrispondenze, scrivendo con un altro colore se sono cose nuove).
TEMPO: circa 5'
MATERIALE: nessuno

1:45 Osservazioni 1:47:30
A questo punto si fanno in plenaria delle osservazioni sull'esperienza (non delle riflessioni, che verranno fatte dopo, ma possibilmente delle osservazioni!), e se c'è qualcosa di interessante si può annotare nel cartellone della fase I.
TEMPO: circa 2':30
MATERIALE: nessuno

1:47:30 Dinamizzazione bis 2:05
Finito col primo gruppetto, si passa agli altri con la stessa tecnica.
TEMPO: circa 17':30
MATERIALE: nessuno

2:05 Valutazione dell'esperienza 2:30
Alla fine avremo dei cartelloni dove è riportato per ogni partecipante che cosa voleva rappresentare, più le osservazioni del pubblico. A questo punto ci si dedica ad una valutazione dell'esperienza. La scelta sul numero dei gruppi di discussione va fatta tenendo conto che è importante che tutti possano dire qualcosa. Tecnicamente questa valutazione può essere stimolata con alcune delle seguenti domande: che cos'è per me il conflitto? di fronte al conflitto in generale qual'è la mia tendenza a reagire? Quali sono i sentimenti che prevalgono? Che cosa vorrei cambiare del mio modo di reagire? E perché? E come? E poi ancora: che cosa vi ha colpito delle osservazioni del pubblico sulla vostra statua? Avete notato aspetti contraddittori? Nell'insieme quali sono le reazioni emotive più frequenti? e quali quelle comportamentali? Rispetto a quello specifico conflitto, quali sono le conseguenze sugli altri delle mie reazioni emotive e comportamentali? e quali le conseguenze su me stesso? Che cosa ho imparato di nuovo, o confermato, su me stesso?
TEMPO: circa 25'
MATERIALE: nessuno

2:30 pausa 2:50
Momento di rilassamento per ristorarsi un po'.
TEMPO: circa 20'
MATERIALE: beni di consumo e di ristoro

2:50 Valutazione tecnica 3:50

2:50 Lettura individuale 3:00
Qui si dà la scheda tecnica (Agenda del sabato pomeriggio: questo documento), e poi inviterei ad una breve fase individuale di lettura attenta e di annotazioni (domande, punti importanti, dubbi, etc).
TEMPO: circa 10'
MATERIALE: le schede

3:00 Domande guida 3:20
Quindi si presenta una serie di cartelloni, ognuno con alcune domande come titolo quelli che seguono: - La tecnica usata risponde agli obiettivi prefissati (quelli riportati sulla scheda tecnica)? Cos'altro potresti aggiungere? - Quali sono i punti forti della tecnica usata? quali quelli deboli? quali i limiti? - Passando in rassegna i vari momenti della tecnica usata (vedi scheda tecnica), in quali momenti hai avuto difficoltà significative? Qual'era la causa? - Il modo in cui è stata applicata la tecnica ti è sembrato adeguato? Tu che cosa modificheresti, e perchè? Ti senti in grado di utilizzarla? Nel caso sentissi di avere delle difficoltà, quali sono? -Un cartellone libero, dal titolo "altro". Dunque le persone a questo punto hanno la scheda tecnica, hanno fatto le loro annotazioni libere, e ora possono iniziare a rispondere alle domande dei cartelloni, lavorando da soli o in coppie, scrivendo prima in brutta e poi quando hanno una sintesi sufficientemente chiara la scrivono ben leggibile sul relativo cartellone (ovviamente cose uguali o simili non si riscrivono, ma si evidenziano in qualche modo), oppure attaccano le risposte scritte su biglietti.
TEMPO: circa 20'
MATERIALE: i cartelloni già scritti, fogli e pennarelli.

3:20 Discussione in plenaria 3:50
Si passa ad un confronto in plenaria, affinché ci sia il massimo di condivisione e arricchimento (non dobbiamo decidere qualcosa, né convincerci di qualcosa, bensì ascoltarci, chiarirci, confrontarci), con domande e risposte, osservazioni e riflessioni. Per quanto riguarda l'uso dei cartelloni con le domande, questo risponde all'esigenza-obiettivo di avere un quadro finale abbastanza completo e chiaro della valutazione tecnica. TEMPO: circa 30' MATERIALE: cartellone e pennarelli.

3. CONFLITTO E PAURA

3.1. OBIETTIVI

  1. riflettere sugli aspetti inconsci del conflitto
  2. iniziare un cammino di rafforzamento individuale
  3. imparare ad affrontare e tenere in considerazione gli aspetti inconsci delle cose

3.2. STRUMENTI, TEMPI, MATERIALI E NOTE

0:00 Rispetto 0:30
In un ambiente con luce tenue, a voce bassa e lentamente viene letto e fatto quanto segue: "Mettetevi a coppie uno di fronte all'altro cercando di conservare il più possibile il silenzio fino alla fine. Uno dei due chiude gli occhi e li tiene chiusi per tutto il tempo poi porge la mano all'altro. Prendete la mano del vostro compagno. Può essere la mano di una persona più giovane o meno, simile o molto diversa da voi. Guardate prima il dorso. Guardate quanti particolari, quanti pezzi messi insieme, ognuno con la sua funzione. Guardate le unghie, le nocche, i tendini, le vene, le dita più corte e più lunghe. Ogni parte ha una funzione nell'insieme. Osservate ora il palmo, bene, guardate tutte le sue rughe, le tante linee che lo attraversano. Guardate quante cose potete capire dal palmo di una mano. Riuscite a capire se è di uno che pensa o che agisce, di uno che serve o si fa servire? È di una persona attiva o sedentaria, di una persona nervosa o tranquilla? Riuscite a capire se è di una persona che dà o che prende? Forse qualcosa lo potete capire, forse qualcosa intuire. Quante cose però restano nascoste dietro ad una mano. Immaginatevela a pochi mesi. Era una pallina rosa, che afferrava a caso le cose del mondo. Ora è più forte, ora sa quello che cerca, ma forse ha perso l'euforia del contatto di qualcosa di nuovo, o invece ha conservato lo stupore della scoperta ad ogni nuovo contatto. Riesci a vedere questo nel palmo della mano? È poi cresciuta. Ha cominciato a cercare gli oggetti per conoscerli, ha imparato cosa si può e cosa non si può toccare, ha provato l'ebbrezza tenera della carezza. Ha però provato anche lo scontro di uno schiaffo, o la durezza del freddo o il dolore del fuoco. In quali linee lo vedi? Ha cominciato poi ad esprimersi impugnando penne e matite di vari colori. Ha tracciato cerchi e spirali, visi e case. Ha scritto pensieri e desideri, sentimenti e speranze. Ne è rimasto segno? Quante della cose che ha fatto una mano conosciamo, quante possiamo sapere, quante possiamo capire. Accarezza ora il palmo della mano, con un dito. Cerca di sentire tutte le pieghe e le fosse, i particolari, corri fino in cima alle dita. Non è solo carne, senti dentro che c'è vita che pulsa sempre con costanza e con fiducia. Segui le linee fino al polso. Prova a sentire lo scorrere del sangue ritmato dal battito del cuore. Conta i battiti. Eppure in fondo il cuore è cosi' lontano. Ma il suo lavoro arriva fino al palmo della mano per dar vita alle dita. E qui riecheggia il battito costante, sicuro, fedele ogni giorno fino all'ultimo. Sapresti essere altrettanto fedele da non abbandonare mai un tuo compito seppur uguale e costante? E nel tempo che scorrerà questa mano continuerà a vivere. Quante cose ancora potrà fare, quante meraviglie e quanti errori? Riesci a sapere se sbaglierà o se invece farà ciò che è giusto? Riesci a calcolare quanti pesi reggerà o quanto dolore causerà? Guardala bene, cerca i suoi muscoli, prendila, voltala, muovila in tutti i sensi, piega le dita, guarda quanti movimenti può fare in tutte le direzioni, quante scelte diverse possono guidarla. Sceglierà sempre bene o sempre male? Scriverà le cose giuste, si opporrà a quelle ingiuste, tirerà nella direzione giusta? Ma immagina ora il giorno che non riuscirà più a tenere la stretta che tante volte aveva tenuto, la debolezza sarà di tutti i giorni, le tante cose fatte avranno oramai il loro tempo e la mano che le ha fatte non sarebbe forse più in grado di rifarle. Si muoverà con sempre più fatica, avrà forse bisogno di un aiuto, di un'altra mano. E poi un giorno si fermerà, per sempre, immobile e senza più vita, pendendo senza più sostegno. Prova ad immaginare tutto questo. Che senso avrà ciò che questa mano avrà vissuto? Prendi la mano e stringila, è un segno di amicizia. Ma se la mano rimane ferma cosa pensi, se ti stringe forte cosa provi. Quante cose può esprimerti una mano: una carezza, uno schiaffo, una spinta, una stretta. Pensa a questa mano, a tutte quelle che incontrerai, pensa alla loro storia, al loro inizio e alla loro fine, alle loro azioni e alle loro indecisioni. E tra queste pensa alle tue mani, cosi' uguali alle altre seppure uniche. Come puoi dire che le tue sono meglio o peggio, più importanti o meno importanti? Ora fai un ultimo atto di saluto alla mano che tieni e poi lasciala andare, la vita te ne farà incontrare tante altre, altrettanto uniche e altrettanto importanti. Il rispetto che meritano è uguale a quello per questa mano, per le cose giuste ma anche per gli errori che hanno commesso. Aprite pure gli occhi e restate per alcuni secondi in silenzio uno di fronte all'altro. ... . Invertite ora i ruoli, chi aveva gli occhi aperti ora li chiude e resta immobile. Osservate il viso del vostro compagno: gli occhi chiusi, il naso, le orecchie, la bocca. Guardate di quante parti è composto. Guardate quanti segni diversi: alcuni vi dicono se è uomo o donna, altri se è giovane o meno. Guardate le linee che percorrono il viso, alcune più marcate, altre sottili, alcune spigolose altre sinuose. Potreste dire di ognuna di queste linee che è bella o brutta? o invece si può dire che è buona o cattiva? Guardatele bene. Eppure tutte insieme danno un'espressione che può essere buona o cattiva, bella o brutta. E quando cambia l'espressione ogni linea segue un proprio movimento e forma la sua parte di significato. Guardate quante cose potete capire dal viso di una persona. Riuscite a capire se è di una persona allegra o malinconica, di una che è curiosa o di una disinteressata? È di una persona attiva o sedentaria, di una persona nervosa o tranquilla? Riuscite a capire se è di una persona che spiega o che chiede? Non tutto si riesce a capire, forse qualcosa si riesce ad intuire. Quante cose però restano nascoste dietro ad un volto. Immaginatelo da piccino, coi lineamenti che fanno tenerezza, con gli occhi che guardano attorno per vedere tutto ciò che si avvicina con curiosità. Ora gli occhi sono più sicuri, ora sanno dove guardare, sanno cosa osservare con più attenzione. Forse però hanno perso la curiosità di osservare qualcosa di diverso, o invece hanno conservato lo stupore della novità ad ogni nuova immagine e alle nuove forme della realtà. Riesci a vedere questo nel viso di fronte a te? Sono poi apparse le prime rughe. Alcune sono venute dal sorriso per le nuove cose capite, per le carezze ricevute, altre sono dovute al pianto della tristezza per il rimprovero ricevuto o per il dolore di una caduta. In quali linee lo vedi? E sempre nuove espressioni ne hanno create di diverse a solcare le varie parti del viso, per comunicare il disgusto per le ingiustizie viste o subite, per esprimere la sorpresa per le cose mai viste prima, per dire la preoccupazione per il comportamento di qualcuno che si ama. Ne è rimasto segno? Riesci a riconoscerlo? Quante delle cose che ha espresso un viso conosciamo, quante possiamo sapere, quante possiamo capire? Con un dito seguite alcune di queste linee e provate ad immaginare quante diverse posizioni possono assumere, quante diverse sensazione ed espressioni possono comunicare. Seguite tutti i particolari, la fronte, le sopracciglia, gli occhi chiusi. Non sono solo cellule tenute insieme, senti dentro che c'è vita che pulsa sempre con costanza e con fiducia. Sentite il naso, la bocca, il mento: scendete al collo, prendete con le dita la trachea. Provate a sentire lo scorrere del sangue nell'arteria ritmato dal battito del cuore. Eppure in fondo il cuore è lontano. Ma il suo lavoro arriva fino al collo per raggiungere il cervello e qui riecheggia il battito costante, sicuro, fedele ogni giorno fino all'ultimo. Sapresti essere altrettanto fedele da non abbandonare mai un tuo compito sempre uguale a se stesso? E nel tempo che scorrerà, questo viso si trasformerà, questa testa continuerà a cambiare. Il cervello nella testa continuerà a pensare, a sentire, a capire. Quante cose ancora potrà fare, quante meraviglie e quanti errori? Riesci a sapere se sbaglierà o se invece farà ciò che è giusto? Riesci a calcolare quante soluzioni troverà o quanto dolore causerà? Prendi questa testa tra le mani, muovila in tutti i sensi, guarda i suoi muscoli, apri e chiudi la bocca, guarda quanti movimenti può fare in tutte le direzioni, quante scelte diverse possono guidarla. Saprà guardare nella direzione giusta, la bocca dirà le cose giuste? Immagina il giorno che non riuscirà più a reggersi, la debolezza sarà di tutti i giorni, le tante cose dette e pensate avranno oramai il loro tempo e la testa che le ha dette o pensate non sarebbe forse più in grado di rifarlo. Gli occhi che hanno visto tante immagini meravigliose o ributtanti vedranno sempre più sfuocato, avranno bisogno di altri occhi che li sostituiscano, e alla fine faranno fatica a restare aperti. E un giorno le palpebre non si alzeranno più. Resteranno immobili, senza più vita. Riesci ad immaginarti tutto questo? Reggi la testa tra le mani e falle una lunga carezza, è un segno di amicizia. E se senti un fremito cosa provi, se invece senti il viso immobile cosa pensi. Quante cose può esprimerti un viso: un sorriso, il disgusto, l'attenzione, il disinteresse. Pensa a questo volto, a tutti quelli che incontrerai, pensa alla loro storia, al loro inizio e alla loro fine, alle loro azioni e alle loro indecisioni. E pensa al tuo volto in mezzo agli altri a perdersi e confondersi seppure unico. Potresti forse dire che il tuo è meglio o peggio, più importante o meno importante? Ora fai un ultimo atto di saluto alla testa che tieni tra le mani e poi lasciala andare, la vita te ne farà incontrare tante altre, altrettanto uniche e altrettanto importanti. Ora aprite gli occhi e rimanete per alcuni secondi in silenzio uno di fronte all'altro.... Ora, se ne avete voglia, abbracciatevi."
TEMPO: 30'
MATERIALE: il testo da leggere

0:30 Paura 1:30
L'esercizio deve essere fatto di notte all'aperto o in un vasto edificio con molti spazi nel buio assoluto. È necessario poter creare in tale ambiente un percorso circolare che non sia possibile percorrere in entrambe i sensi. All'inizio tutti sono insieme in un posto illuminato. Non viene spiegato nulla se non che ad intervalli di tempo regolari verrà fatta partire una persona consegnandogli un biglietto di spiegazioni. Quanto più si crea un clima di aspettativa e di mistero quanto meglio è. Il biglietto dà le indicazioni per giungere ad un percorso con alcune precise caratteristiche. Lungo il percorso le persone non dovrebbero incontrare altri e le spiegazioni per andare da una tappa all'altra devono essere scritte su cartelli posti con attenzione che sia possibile leggerli senza eccessiva difficoltà anche al buio. Nei biglietti seguenti tra parentesi angolate sono indicate le caratteristiche necessarie per il percorso. Alla partenza del percorso si chiede alle persone di evitare il più possibile di incontrare quelle che devono ancora partire. Biglietto iniziale: Fino dall'inizio fai tutto in silenzio. Se incontri gli altri non parlare con loro e cerca di non farti sentire da loro. <Indicazioni per giungere alla tappa successiva. Dal luogo di arrivo già non si deve sentire o vedere la partenza>. Primo cartello: <Il percorso deve far superare un punto in cui non è possibile tornare indietro e deve giungere in un punto molto silenzioso dove c'è qualcosa che emette un suono non forte, possibilmente dell'acqua.> Secondo cartello: <Dato che ci vuol tempo per leggere il testo può essere utile avere più copie di questo biglietto in posti vicini ma separati in modo che più persone non interferiscano.> Sei nel silenzio. Sei giunto qui alla ricerca di <ciò che emette il rumore>, forse il rumore ti ha attratto. A pensarci non è niente <il rumore> , ma a volte può essere importante anche un particolare insignificante. Girare in un posto sconosciuto al buio può averti fatto paura o invece ti sei sentito protetto dal buio. L'essere da solo può averti rassicurato o invece ti ha lasciato smarrito. Ci vuole equilibrio. Essere costantemente presenti a se stessi, sia da solo che in compagnia, non perdere mai le proprie coordinate sia che si conosca ciò che si ha intorno, sia che tutto ci sia sconosciuto. E ciò che per alcuni è paura, può invece diventare una sicurezza, se ne sappiamo valorizzare i lati positivi e controllare quelli negativi. Ora, sempre in silenzio, <Indicazioni per giungere alla prossima tappa>. Camminando rifletti sulla tua paura. Se in qualche punto hai paura, fermati immobile, fisso, e ascolta, osserva ciò che è intorno a te. Non ti muovere fino a che non sentirai calare l'ansia. È dal capire e dal conoscere che si supera la paura. Fai questo esercizio anche più volte. Impara dagli animali, quando hai paura fermati immobile e osserva. Terzo cartello: <Le indicazioni per la prossima tappa devono essere sufficientemente complesse per un percorso non semplice e abbastanza lungo>. Se ti perdi, torna a questo biglietto e rileggilo. Quarto cartello: <Altro punto di non ritorno> Quinto cartello: Torna <al punto di partenza o altro luogo ben noto a tutti>. Forse ora sei perso. È importante, in ogni momento, anche sotto tensione, essere sempre coscienti del luogo dove si è, sia da un punto di vista geografico che culturale, non perdere mai il proprio orientamento. Ora cerca di riflettere sul percorso che hai fatto, devi trovare una strada diversa per tornare indietro. È importante essere coscienti che non sempre è possibile tornare per la via percorsa. Bisogna riflettere molto bene prima di fare scelte che non sono reversibili: bisogna essere sufficientemente sicuri di ciò che si sta facendo per non rimpiangere in seguito le decisioni prese. D'altra parte alcune cose sono irreversibili e bisogna trovare delle strade alternative per procedere, non si può restare a piangersi addosso su ciò che potrebbe essere e non è. In tutto questo però è fondamentale non perdere l'orientamento. Le mete possono essere raggiunte per tante strade diverse e a volte bisogna rendersi conto che la strada che si sta seguendo deve essere cambiata. Non bisogna scoraggiarsi, ma, dopo aver fatto il punto della situazione, procedere per il nuovo percorso. Ci si raduna in silenzio in un altro luogo non molto illuminato ma sufficientemente comodo, magari con qualche cosa buona da mangiare o da bere. Se le persone non sono molte si aspettano tutte chiedendo di riflettere sull'esercizio. In ogni caso dopo circa 20'di attesa dall'arrivo del primo si chiede a ognuno di comunicare agli altri cosa ha provato, cosa ha pensato.
TEMPO: 1 ora
MATERIALE: i biglietti del percorso. La bevanda o il mangiare per la fine.

1:30 L'abbraccio 1:35
A coppie scelte tra persone che meglio si conoscono ci si abbraccia stretti in silenzio ed eventualmente ad occhi chiusi restando alcuni minuti in tale posizione. Dopo un primo momento di imbarazzo le persone cominceranno a comunicare solo al contatto. Se di fondo c'è una musica strumentale è meglio.
TEMPO: 5'
MATERIALE: la musica di fondo (registratore e cassetta o strumenti o ... )

1:35 La favola della buona notte 2:00
Continuando a sentire la musica di fondo, viene letta la favola "La strada che non andava in nessun posto", "il topo che mangiava i gatti" e "Il sole e la nuvola"di G. Rodari in "favole al telefono" pag. 54, 76 e 66.
TEMPO: 25'
MATERIALE: i libri, la musica di fondo (registratore e cassetta o strumenti o ... )

4. IL CONFLITTO SOCIALE

4.1. OBIETTIVI

  1. vedere il conflitto come questione indipendente dal livello in cui si affronta. Proporre l'estensione anche al livello intersocietario.
  2. far fare esperienza di svariati strumenti per arricchire il bagaglio lasciando a ciscuno lo spazio di approfondimento e verifica di efficacia.
  3. affrontare la figura dell'altro in conflitto
  4. presentare e sperimentare tecniche di chiarificazione rinforzo di sè
  5. sperimentare la mediazione come terzi
  6. presentare la strategia nonviolenta classica (momenti e metodi)
  7. la comunicazione come causa e soluzione del conflitto

4.2. STRUMENTI, TEMPI, MATERIALI E NOTE

0:00 Colazione dei preconcetti 0:30
Alla mattina, all'uscita dal bagno o all'arrivo a colazione, a ogni persona viene messa sulla fronte una striscia con su scritto un personaggio o un ruolo dicendogli che non deve leggerlo per tutto il tempo che lo tiene. Per tutto il tempo della colazione le persone devono rivolgersi a lui come se fosse il personaggio che ha indicato in fronte. È importante che le persone non leggano il proprio personaggio e che gli altri non glielo dicano esplicitamente.
TEMPO: il tempo della colazione
MATERIALE: i cartellini da mettere in fronte con i personaggi o i ruoli scritti.

0:00 Hassle line 0:15
Ci si mette di fronte su due linee. Si inizia con le persone che devono rappresentare uno tra due ruoli contrapposti. Si dà un contesto. 1 minuto per immedesimarsi. Per 5' bisogna cercare di "convincere" coi modi propri del proprio ruolo la persona di fronte. Dopo si invertono i ruoli e si fa la stessa cosa per 5'. Il contesto: è stato appena commesso uno scippo, pare ad opera di marocchini o di zingari". Le due posizioni possono essere: "muratore che non ne può più dei marocchini e degli zingari", "studente di università impegnato in gruppo mondialista".
TEMPO: 15'
MATERIALE: nessuno.

0:15 Il limone è giallo 0:30 Per evidenziare i problemi legati alla comunicazione e alle varie forme di comunicazione, ci si mette in cerchio e a turno bisogna dire la frase "il limone è giallo" manifestando lo stato d'animo indicato da quello che precede. Si può fare più di un giro. TEMPO: 15'
MATERIALE: nessuno.

0:30 la soluzione invisibile 1:00
A terne. Le persone hanno una memoria in cui viene presentato il loro compito. Bisogna iniziare una trattativa cercando di raggiungere il proprio scopo. Lo scenario è tale per cui sembra che solo uno possa raggiungere il proprio scopo, ma una buona comunicazione può portare ad una soluzione buona per entrambe. La simulazione dura 20', compresa l'immedesimazione, dopo di che in coppia si fa una valutazione rispetto al risultato ottenuto. Dopo alcuni minuti di valutazione viene fatto notare a tutti che c'era una soluzione valida per entrambe e la valutazione continua.
Le tre memorie sono:
"Sei un importatore di frutta esotica e ti è appena arrivata, dopo il solito mese di attesa, una cassa da 10 Kg. di lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa. Ci sono due persone che vogliono i lee cee. Il prezzo di vendita è di 25.000 lire al chilo e tu devi cercare di guadagnare il più possibile."

"Sei il proprietario di un ristorante cinese a cui si è rivolto un facoltoso cliente che vuole dare un grande rinfresco dopo 5 giorni. Vuole essere sicuro che durante il rinfresco ci sia un piatto tipico che viene preparato con la polpa dei lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa che in Italia costa circa 25.000 lire al chilo. Per il numero di invitati che ti ha chiesto ne servono almeno 8 Kg. ma per essere sicuri è meglio averne 10. Sei venuto a comprarli sapendo che in 5 giorni solo l'importatore da cui sei può procurarteli. Devi riuscire a preparare il rinfresco perché il tuo cliente ti paga anche un milione in più ma vuole mettere per iscritto che ti paga solo se riesci a dare quel piatto a tutti gli invitati."

"Sei un restauratore e si è rivolto a te un antiquario molto esperto che deve far restaurare un antico e raro strumento musicale cinese di grosse dimensioni che usa delle scorze di lee cee, un frutto comune in Cina con una scorza molto resistente e una polpa molto morbida al profumo di rosa che in Italia costa circa 25.000 lire al chilo, per emettere suoni molto acuti e inconfondibili. Per restaurare lo strumento sono necessarie tantissime scorze che sono difficilmente reperibili in Italia. Te ne servono circa l'equivalente di 7 Kg di lee cee, ma dato che è un restauro per te nuovo sarebbe meglio averne almeno 10 Kg. Sei venuto a comprarli sapendo che in un mese solo l'importatore da cui sei può procurarteli. Devi riuscire a restaurare lo strumento perchè l'antiquario ti paga anche un milione in più ma devi restaurare lo strumento entro 15 giorni perchè c'è un cliente disposto all'acquisto ma solo a tempi ristretti, altrimenti non farà fare il restauro perchè rischierebbe di spendere dei soldi che non potrà recuperare con altri clienti." La situazione può essere risolta equamente comprando a costo di mercato i 10 kg. di lee cee e dividerli in polpa e scorza tra i due clienti.

1:00 Role Play a dinamica 1:40
A ognuno viene dato un ruolo ed un contesto dando 10' per la preparazione di scena e l'immedesimazione. Viene fatta una prima simulazione di prova che consenta una migliore immedesimazione ma nella quale non avviene niente di molto significativo, massimo 10'. Viene poi rifatta la simulazione con gli stessi personaggi ma in cui alcuni hanno un ulteriore compito che fa avvenire un fatto specifico.
Il contesto è una piccola piazza nel centro storico di una grande città con molti negozi e un venditore abusivo di spillette fatte a mano. Il fatto specifico è uno scippo.
I ruoli: una vecchietta con una borsa con dentro la pensione appena riscossa in posta, un prete, uno studente universitario impegnato in un gruppo mondialista, due commercianti di negozi a poca distanza uno dei quali ha intenzione di chiamare i vigili per allontanare il venditore, un ragazzo di pelle scura e con i vestiti malandati che bighellona e che alla seconda simulazione prova a scippare la vecchietta con la pensione, un vigile urbano che interviene solo quando viene chiamato, uno zingaro seduto che chiede l'elemosina e che scappa appena viene fatto lo scippo perchè ha paura, Il vigile deve rifarsi la propria immedesimazione dopo la prima fase modificando sostanzialmente il proprio atteggiamento. Dopo la seconda simulazione che dura 15' ci sono 5' di riflessione individuale sul proprio comportamento sia come attore che come personaggio.
TEMPO: 40'
MATERIALE: i biglietti dei ruoli, un po' di costumi e il banchetto delle spilline, un clergiman, una divisa per i vigili. Un po' di materiale per i diversi personaggi (cazzuole per i muratori).

1:40 L'equivalenza 2:10
Viene presentata in sessione la teoria di Pat Patfoort sull'equivalenza e i fondamenti.
TEMPO: 30'
MATERIALE: cartelloni (magari già scritti con gli schemi) e pennarelli.

2:10 Role play a tesi 2:30
Si riprende la scena precedente da un punto che si ritiene significativo con il Jolly che propone alle persone di sostituire i vari ruoli. Alcuni personaggi che non sono rientrati particolarmente nella scena possono essere evitati focalizzandosi soprattutto su quattro o cinque personaggi che maggiormante hanno animato la scena. Gli altri intervengono sostituendo i personaggi su proposta del jolly o quando pensano di avere una proposta di evoluzione della scena alternativa. Lo scopo è di migliorare l'evoluzione dell'avvenimento.
TEMPO: 20'
MATERIALE: nessuno

2:30 La mediazione (cocounselling) 3:00

2:30 La teoria 2:45
Viene prima presentata la figura del mediatore nel conflitto sia intrapersonale che interpersonale che sociale e della sua importanza ed efficacia se c'è sufficiente fiducia in lui. Vengono poi presentati i concetti principali del cocounselling.
TEMPO: 15'
MATERIALE: nessuno

2:45 l'esercizio 3:00 Ci si divide in coppie cercando di essere con una persona di cui si ha fiducia nel gruppo. I primi 5' ognuno pensa ad un conflitto intrapersonale, interpersonale o sociale in cui è stato coinvolto ultimamente in maniera abbastanza profonda. A turno si cerca per 5' di fare cocounselling all'altro sull'argomento.
TEMPO: 15'
MATERIALE: nessuno

3:00 Valutazione degli strumenti 3:30

3:00 Lettura individuale 3:10
Qui si dà la scheda tecnica (Agenda del sabato sera e della domenica mattina: questo documento), e poi si invita ad una breve fase individuale di lettura attenta e di annotazioni (domande, punti importanti, dubbi, etc).
TEMPO: 10'
MATERIALE: nessuno

3:10 Tre sedie 3:30
Ci sono tre sedie: una per dire le cose negative, una per quelle positive e la terza per i suggerimenti e le proposte. Ognuno può andarsi a sedere su una delle sedie, se le altre sono vuote, per dire quello che pensa sulla sedia relativa riguardo gli strumenti usati sabato sera e domenica mattina.
TEMPO: circa 20'
MATERIALE: cartellone e pennarelli.

5. VERIFICA

5.1. OBIETTIVI

  1. verificare i diversi aspetti di interesse come persona e come formatore oltre ad una verfica dell'efficacia del lavoro fatto.
  2. sperimentare degli strumenti di verifica anche vicendevole che permettano di affrontare anche i conflitti

5.2. STRUMENTI, TEMPI, MATERIALI E NOTE

0:00 I Bioritmi 0:20

0:00 Il disegno 0:10
Ognuno dispone di un foglio A4 (orizzontale) su cui disegna un piano cartesiano con 10 e il 40 quadrante; sull'asse delle ascisse si marcano i vari momenti del training come da egenda e le ordinate vengono graduate da -10 a 10. Si tracciano i "bioritmi"del training per quattro argomenti:

  1. interesse personale e rispondenza alle aspettative.
  2. Interesse in quanto formatore
  3. Stato emotivo
  4. Professionalità ed efficacia dei formatori In corrispondenza dei punti di picco delle curve si può scrivere un breve commento.

0:10 Vision Gallery 0:20
I fogli vengono appesi in una Vision Gallery dove avviene lo scambio di idee e impressioni.

0:20 Liberi tutti 0:30
In plenaria, ognuno può dire tutto quello che ancora vorrebbe dire, soprattutto per il lato emotivo.

0:30 E poi scrivimi ... 0:30
Si spiega che ognuno è tenuto, dopo alcune settimane, ad inviare ai trainers una lettera di verifica in cui raccontare cosa è rimasto del training e soprattutto per rispondere alle seguenti domande:

a) quanto mi è stato utile il T.ing

b) quanto sono efficaci gli strumenti sperimentati

c) quanto sarei in grado di usare gli strumenti imparati

6. ESERCITAZIONE

6.1. OBIETTIVI

  1. sperimentare il lavoro di equipe tenendo in considerazione la possibilità di formare delle equipes di formatori.
  2. provare ad utilizzare gli strumenti proposti nella preparazione di una agenda di primo livello.

6.2. STRUMENTI

TEMPI, MATERIALI E NOTE
0:00 Esercitazione 0:30 Per gruppi di affinità viene fornita una memoria storica di un gruppo a cui fare un training sulla risoluzione dei conflitti. Il gruppo deve preparare l'agenda. Alla fine viene fatta una valutazione in plenaria sulle agende prodotte. Le memorie storiche sono allegate. TEMPO: 2h e 30'
MATERIALE: le memorie storiche e il contesto

7. AGENDA

0:00 Agenda 0:00
0:00 Il Menù 0:20
0:20 Contatto Visivo 0:45
0:20 Contatto all'ambiente 0:30
0:30 Contatto "umano" 0:35
0:35 Scambi di vedute 0:45
0:45 Gruppi e aspettative 1:15
1:15 Il percorso 1:35
1:35 Valutazioni sulla prima fase 2:05
1:35 Lettura individuale 1:40
1:45 Lettura individuale 2:05
0:00 Ottopodi 0:15
0:00 L'animale 0:10
0:10 Scambio 0:15
0:15 Agenda 0:20
0:20 Punti chiave per l'impostazione di un Percorso sul Conflitto 0:35
0:35 Reazione nel conflitto 0:40
0:40 Le ore 1:00
0:40 L'esercizio 0:50
0:50 La scambio 1:00
1:00 io e il conflitto 2:05
1:00 Raccoglimento 1:05
1:05 Recupero della consapevolezza del conflitto 1:10
1:10 Scelta del conflitto 1:12
1:12 Movimento e immedesimazione 1:15
1:15 Posizionamento e Statua 1:20
1:20 Famiglie di immagini 1:25
1:25 Rilassamento 1:30
1:30 Dinamizzazione I 1:35
1:35 Dinamizzazione II 1:40
1:40 Dinamizzazione III 1:45
1:45 Osservazioni 1:47:30
1:47:30 Dinamizzazione bis 2:05
2:05 Valutazione dell'esperienza 2:30
2:30 pausa 2:50
2:50 Valutazione tecnica 3:50
2:50 Lettura individuale 3:00
3:00 Domande guida 3:20
3:20 Discussione in plenaria 3:50
0:00 Rispetto 0:30
0:30 Paura 1:30
1:30 L'abbraccio 1:35
1:35 La favola della buona notte 2:00
0:00 Colazione dei preconcetti 0:30
0:00 Hassle line 0:15
0:15 Il limone è giallo 0:30
0:30 la soluzione invisibile 1:00
1:00 Role Play a dinamica 1:40
1:40 L'equivalenza 2:10
2:10 Role play a tesi 2:30
2:30 La mediazione (cocounselling) 3:00
2:30 La teoria 2:45
2:45 l'esercizio 3:00
3:00 Valutazione degli strumenti 3:30
3:00 Lettura individuale 3:10
3:10 Tre sedie 3:30
0:00 I Bioritmi 0:20
0:00 Il disegno 0:10
0:10 Vision Gallery 0:20
0:20 Liberi tutti 0:30
0:30 E poi scrivimi ... 0:30
0:00 Esercitazione 0:30 18

SPUNTI (cioè domande utili) PER LA PREPARAZIONE DI UN'AGENDA SUL CONFLITTO

L'aspettativa principale, più o meno esplicita, di un gruppo che richiede un Training su questo tema, è: "come fare per risolvere (o affrontare, o gestire) i conflitti (dal livello interpersonale a quello internazionale) in modo nonviolento (o costruttivo, o positivo, etc)?

Tale aspettativa, per altro pienamente condivisibile, la si può assumere anche come Obiettivo fondamentale di un lavoro su questo tema,... ma non bisogna creare illusioni: il cammino che si inizia può essere lungo e complesso -anche se straordinariamente ricco e utile- e quello che segue è il tentativo di individuare alcune delle tappe significative di questo cammino.

1. Innanzitutto dobbiamo chiarirci il tipo di conflitto che vogliamo affrontare. A volte infatti si parla di conflitto a livello interpersonale (cioè tra me e una o più persone), che si può distinguere da quello sociale (cioè quello che avviene tra gruppi o parti diverse all'interno della società, o per es. tra la persona e le istituzioni), e in ultimo da quello internazionale (cioè tra nazioni) -ma si può proseguire fino a quello interplanetario e intergalattico seguendo la migliore tradizione fantascientifica.

In ogni caso si può osservare che il livello interpersonale -e intrapersonale- oltre a rappresentare un'aspetto ordinario della vita quotidiana, è praticamente sempre presente anche negli altri tipi di conflitto (es. nei conflitti internazionali abbiamo lo scontro tra capi di governo su cui si identificano le diverse fazioni, in quelli sociali similmente abbiamo i cosiddetti leaders), e perciò a volte la distinzione tra questi tipi di conflitto può essere una forzatura.

Dal punto di vista pratico quindi è sempre necessario definire il tipo di conflitto in termini di "parti coinvolte" e contesto.

2) Nello sviluppare un lavoro sul conflitto la prima domanda che ci possiamo fare è: che cosa è "per me" il conflitto? che immagine ne ho? che concezione ne ho?... sottolineando appunto la dimensione personale della domanda. In tal senso è utile tener presente che le risposte possono essere date sia sul piano reale che ideale (cioè c'è una concezione ideale del conflitto, spesso positiva, diversamente dall'esperienza del conflitto che è spesso negativa).

In un lavoro di questo tipo è importante precisare che non si vuole raggiungere la definizione giusta, o corretta di conflitto, ma piuttosto si può costruire un linguaggio comune in cui i molteplici significati dati a questa parola dai partecipanti sono conosciuti e ri-conosciuti (per lo meno da un certo gruppo in un certo momento, cioè nel contesto in cui si sta sviluppando questo lavoro).

3. Un'altra domanda con la quale possiamo iniziare è: qual'è la mia reazione "nel" conflitto (cioè in un determinato conflitto)? e quale la mia reazione "al" conflitto (cioè nei conflitti in generale)?

L'esperienza mostra la notevole utilità di questa domanda per affrontare il conflitto nella dimensione personale concreta.

Questa domanda in pratica può avviare un'analisi anche molto approfondita, guidata dalle seguenti domande: nella mia reazione al conflitto che "comportamento" ho (che cosa dico, faccio)? quali "sentimenti" provo (reazioni emotive)? quali risultati ottengo? quali conseguenze produco (su me stesso, sugli altri, e, ad un livello più sottile, sull'intera società)?

4. Sono soddisfatto delle mie reazioni nei conflitti e dei risultati che ottengo? (Se sì, allora perché sono qui a fare questo lavoro?) Se no, che cosa vorrei cambiare del mio modo di reagire e perchè? Queste domande cercano di porre le basi per un cambiamento consapevole: evidentemente non siamo soddisfatti del modo in cui gestiamo i nostri conflitti, o determinati conflitti, e allora cerchiamo delle risposte, delle alternative. Ma potrebbe essere inutile e controproducente passare subito a dare delle risposte (es. la nonviolenza), se non si è chiarito che cosa è che non va.

5. Ma "quali sono le cause" delle nostre reazioni nei conflitti?

Questa domanda -che viene spesso spontanea- può costituire un momento molto importante di un lavoro sul conflitto, ma è "rischiosa", perché mentre nelle precedenti si cerca di osservare il "come" reagiamo e il "che cosa" produciamo, qui entriamo in una dimensione "interpretativa" che ci può "far partire per la tangente"... oppure si avvicina pericolosamente al campo psicanalitico.

Qui allora diventa particolarmente importante la scelta e l'uso degli strumenti e delle tecniche con cui si svolge il lavoro. In proposito ci sono diverse domande che possono facilitare questo lavoro di autoscoperta, per es.: che cosa voglio ottenere in un conflitto? che cosa cerco di evitare? quali sono le mie ragioni di superficie? e quali invece i miei obiettivi profondi (cioè le motivazioni, o le "fondamenta" del mio agire)?

E ancora, in modo meno diretto, ma non meno interessante e utile: quando, un determinato conflitto, per me è risolto? E, più in generale e in modo anche più "ideale", che cosa è per me soluzione di un conflitto?

6. Se sono abbastanza consapevole del mio modo di agire e reagire nei conflitti, e ne sono piuttosto insoddisfatto, allora desidero trovare alternative... e la nonviolenza si presenta come tale: ma che cos'è l'approccio nonviolento -o costruttivo, o positivo, etc- al conflitto? E come realizzarlo?

Queste domande -che vanno bene sia per gli aspiranti e i curiosi, come per i veterani della nonviolenza- ci portano ad affrontare il nocciolo della questione (ma spesso si parte o si arriva subito a questo punto, dimenticando che per risoluzione di un conflitto comunemente si intende quasi sempre "come raggiungere i propri scopi": i punti precedenti allora servono proprio a svelare questo frequente vizio di fondo), e cioè il tema -per noi "centrale"- della nonviolenza, e delle cosiddette competenze al conflitto, cioè le conoscenze, le capacità, le qualità che in un ottica nonviolenta vanno sviluppate (la fiducia, la cooperazione, la valorizzazione, l'assertività o comunicazione affermativa, la mediazione, etc).

Allora a questo punto possiamo -e forse dobbiamo- domandarci: che cosa è "per me" la nonviolenza? Che immagine ne ho, che concezione ne ho? Quali esperienze di nonviolenza posso reperire nel mio vissuto?

Analogamente, le stesse domande si possono fare sostituendo alla parola nonviolenza quella di "violenza", oppressione, o ingiustizia.

Come si vede il percorso può ripartire.., oppure svilupparsi in altre interessantissime e utilissime direzioni, affrontando temi come la forza e il potere, la paura la morte e l'obbedienza, l'aggressività, la passività e l'assertività,... la vita.

SCHEDA N. 4 - BILANCIO PERSONALE (SCRITTO) SULL'ESPERIENZA FATTA

Questo tipo di valutazione è individuale e scritta, da fare se possibile sempre alla fine di un T.ing, ma opportunamente modificata si può proporre anche alla fine di fasi particolarmente significative di un T.ing.

- Seduti in cerchio, comodamente, con la schiena dritta ma rilassata, si propone un po' di rilassamento e raccoglimento ad occhi chiusi, per poi ripassare mentalmente in rassegna le varie fasi dell'esperienza vissuta insieme (il trainer guida questa rassegna); alla fine si propone la scrittura individuale su foglio seguendo queste domande:

a) alla fine di questa esperienza che cosa ho imparato? (integrare ciò che si è appreso e valorizzarlo, sia che si tratti di cose positive che negative) b) che sensazioni, impressioni, intuizioni mi restano alla fine di questa esperienza? (Rendersi consapevoli del vissuto profondo, sottile). c) da tutto ciò che è dentro me, ora, a quale agire mi sento invitata/o ? (predisporsi ad un'azione "coerente") d) come gruppo, da dove siamo partiti e dove siamo arrivati? (ripercepire il gruppo)

N.B. essendo un bilancio personale, va detto dall'inizio che la condivisione finale è facoltativa; tuttavia precisare che tale condivisione, proprio perché molto personale e in genere piuttosto profonda, può rafforzare molto il legame di stima e fiducia e accettazione all'interno di un gruppo, e quindi è vivamente consigliata quando il training è rivolto ad un gruppo specifico.

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MEMORIE STORICHE PER IL TRAINING DEL 25/26 FEBBRAIO

1 Il caso del SERT

In un quartiere popolare di una grande citta' del nord sta per essere aperto un SERT, vale a dire un Servizio Tossicodipendenze. Questa struttura, dipendente dall'Unita' Sanitaria Locale (USL), ha il compito di svolgere attivita' di prevenzione, cura e riabilitazione per le persone tossicodipendenti. In pratica ad essa si rivolgono i tossicodipendenti e le famiglie che hanno bisogno di un aiuto di tipo terapeutico per uscire dalla situzione di dipendenza dalle droghe. In seguito a questa decisione nel quartiere si forma un comitato costituito da cittadini contrari all'istituzione del Sert, motivando questa loro posizione con il fatto che la struttura si troverebbe troppo vicina ad alcune scuole. Inoltre si fa notare che la presenza di un Sert potrebbe attirare nel quartiere tossicodipendenti e spacciatori provenienti da altre zone. Dall'altra parte si fa presente che il quartiere ha gia' da tempo, ed in modo massiccio, fatto conoscenza con la droga, e quindi non si tratterebbe che di rendere funzionante un servizio necessario per il quartiere stesso; la presenza degli spacciatori, proprio per le caratteristiche degli utenti del servizio, cioe' di tossicodipendenti in "trattamento", viene esclusa. La presenza vicino alle scuole non comporta quindi nessun tipo di pericolo. Le motivazioni di questa dura opposizione sembrano essere anche legate al fatto che nel quartiere il livello di qualita' della vita non e' elevato, e che quindi l'istituzione del Sert viene vista da molti come un ulteriore colpo all'immagine. In una Parrocchia del quartiere i responsabili dei vari gruppi giovanili (scouts, azione cattolica etc.) sono convocati dal Parroco, che e' personalmente favorevole all'apertura del Sert, per decidere se prendere posizione su questo problema. Dalla riunione emerge che molti dei genitori dei ragazzi fanno parte di questo comitato, ed alcuni dei ragazzi piu' grandi vi sono coinvolti. La madre di uno scout e' una delle leaders della protesta. Fra gli stessi educatori ed animatori vi sono posizioni differenziate, fra chi vuole prendere una posizione nettamente favorevole all'istituzione del Sert, e chi invece teme cosi' di creare un grave conflitto all'interno della Parrocchia. Uno degli educatori, che in passato e' venuto a contatto con la RFN per al preparazione di un'attivita' nella ex-Yugoslavia, suggerisce di richiedere alla RFN un training, rivolto ai responsabili ed agli educatori della Parrocchia, sull'approccio nonviolento alla soluzione del conflitto. La richiesta viene inviata alla RFN; alcuni formatori si rendono disponibili a lavorarci su e si vedono per preparare il training. Decidono innanzi tutto di chiedere ulteriori informazioni sulle caratteristiche del gruppo che dovrebbe partecipare al training. Esso e' composto pervalentemente da persone di eta' fra i 20 ed i 30 anni, di cultura medio-alta, con uguale numero di maschi e femmine. Essi svolgono tutti attivita' educativa rivolta a ragazzi e ragazze di eta' fra gli 8 ed i 20 anni, suddivisi per fasce di eta' (diverse a seconda dell'associazione, ma, grosso modo, elementari, medie e superiori). Molti degli educatori, oltre all'impegno nei gruppi Parrocchiali, svolgono attivita' di altro tipo nell'ambito del volontariato e della partecipazione politica (ad esempio uno di loro, come si e' detto, ha partecipato ad attivita' nella ex-Yugoslavia). Le posizioni all'interno del gruppo degli educatori non sono omogenee, e riproducono, attenuate, le posizioni che si trovano all'interno della Parrocchia rispetto all'istituzione del Sert. 2 L'impresa bellica. Un'impresa produttrice di prodotti utilizzati per la fabbricazione di armi si trova in grandi difficolta' finanziarie. La causa e' principalmente dovuta al calo delle commesse, dovuto alla evoluzione della situazione politica mondiale. Le possibilita' che si prospettano sono due: 1 essere venduta ad una grande multinazionale estera, con conseguente riconversione ad una produzione prevalentemente civile, grazie a nuovi investimenti che la multinazionale sarebbe disposta a fare, a patto che si attui una profonda riorganizzazione dell'impresa, perdendo una piccola parte dei posti di lavoro; 2 essere venduta ad una societa' delle Partecipazioni Statali produttrice di armi, senza subire quindi rilevanti trasformazioni. Le due proposte provocano una spaccatura sia fra i lavoratori, sia fra i delegati sindacali, sia fra i vertici sindacali. C'e' chi fa notare che la cessione ad una multinazionale estera rappresenta un rischio, nel caso un giorno essa decidesse di non averne piu' bisogno, oltre a comportare sicuramente una riconversione che comportera' cambiamenti profondi in molte abitudini consolidate; senza contare la perdita di posti di lavoro, peraltro limitata. Dall'altra parte si fa presente che una riconversione al civile perdendo solo pochi posti di lavoro potrebbe rappresentare una buona prospettiva per l'impresa, dato che, diversamente si troverebbe nel giro di pochi anni ad affrontare una nuova crisi dovuta al continuo calo delle commesse belliche. Il far parte di un'impresa statale potrebbe garantire i posti di lavoro ma non il lavoro. Un delegato sindacale, che anni prima aveva partecipato alle iniziative per la riconversione dell'industria bellica organizzate da vari gruppi pacifisti, ed in quell'occasione era venuto in contatto con il training nonviolento, chiede alla RFN di venire a svolgere un'attivita' di formazione, rivolta a lavoratori e sindacalisti, per la gestione del conflitto sorto all'interno degli stessi lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali.